Da domani comincia il tour des forces delle cinque giornate meno cruenti di quelle milanesi, ma sicuramente altrettanto stancanti.
Quest’anno però, a differenza di sempre, sono arrivato un giorno prima, forse non pago dei cinque giorni che mi aspettavano, ho voluto eccedere in entusiasmi per colpa di una prenotazione della Mondadori per la giornata del 30 Ottobre e che alla fine mi sono deciso a sfruttare.
Sono arrivato così poco prima dell’ora di cena, in un trenino arrancante da Pisa, carico di studenti saliti a S. Rossore e di potenziali protagonisti della kermesse lucchese, riconoscibili da trolley trascinati da insolito entusiasmo. Alla stazione già i primi nerd over trenta che sentenziavano sull’ultima trovata del gioco di ruolo in questione, con un’euforia che si potrebbe definire preoccupante, ed una gioia negli occhi degna di un bambino alla vigilia del Natale.
Il Pozzo di S.Zita il B&B dove sono alloggiate per le prime due sere, l’ho raggiunto con un comodo taxi, ed ha un’entrata quasi invisibile, una reception realizzata con un vecchio pallets, ma ha un arredamento finto povero elegante ed è tanto carino che mi stupisce, almeno come il sorriso della receptionist che, con un accento dell’est, mi delucida sulle comodità e gli optionals del B&B, codici, orari e ubicazione. Il tempo di prendere possesso della bellissima camera, e telefonare agli amici con cui mi ero accordato per la serata.
La splendida camera del B&B Il pozzo di S. Zita e, appunto, il pozzo, con un’apertura che si vede dal pianerottole delle scale: suggestivo.
Uno spritz nel Bar d’angolo in piazza S. Michele, e poi via per il ristorante S. Colombano sulle mura, uno splendido locale che d’estate e le ampie vetrate credo dia il meglio di sé.
La serata scorre tranquilla insieme agli amici del CSI, acronimo che ricorda la serie televisiva ma che è identico alle squadre di allestimento mostre della manifestazione lucchese. Sono amici che conosco da anni e che con i quali in più di un’occasione abbiamo condiviso cene e bevute.
La conversazione verte sostanzialmente su una serie di constatazioni vintage e sul dove siamo arrivati provenendo da dove, sulla generazionalità del mondo che si divide in fasce d’età (e dove noi non siamo tra i prescelti) e sulla sostanziale nostra perdita dell’innocenza. Perché queste occasioni che una volta erano appuntamenti attesi con una certa impazienza, oggi si rivelano come degli obblighi professionali che vanno svolti con diligenza, ma senza quell’entusiasmo che invece animava le nostre azioni di un tempo.
Che palle! Lo so di esagerare e che alla fine poi rimane in bocca sempre una bella sensazione, ma la tendenza è inevitabilmente quella di notare più i fastidi dei vantaggi e delle gioie.
Ma siamo qua, come ogni anno a fare il nostro.
Adesso vado a letto, domani si comincia e, tanto per dare un’idea, mi sono compilato una lista degli impegni e degli orari, giusto per avere sott’occhio un planning, tante sono le cose che ho da fare.
Ma alla fine tutto ‘sto casino, in fondo ci piace!
Sveglia alle 7,45, in una giornata che si prevede avara di sole e probabilmente munifica d’acqua, niente a che vedere con la precedente edizione, benedetta da sole e caldo.
Una colazione in un baratto vicino e poi spediti verso piazza Napoleone, l’incontro con l’ex direttore del museo Angelo Nencetti e Riccardo Moni, due chiacchiere sul fumetto e poi di nuovo nello spazio fumetto. Un breve giro al padiglione Giglio per salutare il buon Piero Ruggeri all’interno della sua Artis Alley insieme al prode Barbieri, ed il tempo di incontrare anche Marco Bianchini, e disquisire anche in questo caso delle problematiche del settore, argomento che la re sia molto sentito perché accomuna ognuno di noi addetti ai lavori.
L’enorme stand della Tunuè-Il castoro.
Neanche il tempo di arrivare allo stand Tunuè è salutare tutti che passa un Federico Guerri con il quale intavoliamo una chiacchierata e provvediamo a pianificare incontri in futuri spazi comuni, per promuovere il libro poi, complici una catasta di libri da dedicare, ed un paio di avventori messi sull’avviso della mia presenza, e sono caduto nel tranello della prima dedica, alle quali sono seguite tutte le altre, per finire in tempo per trasbordare armi e bagagli allo stand Mondadori Comics, e terminare la mattinata fino alle 14,00 in compagnia di Antonio Palma e Alessia De Vicenzi, una collega conosciuta al festival di Hanret un paio di anni fa.
Poi due passi verso lo stand Cartoon Comics, incontrare Marcello Toninelli e andarci a fare quattro chiacchiere e mangiarmi un panino, giusto per mettersi qualcosa sullo stomaco. Qui incontriamo Fabio Lai e i ragazzi di Mugello Comics, Elena e Marco della Tunuè.
Al rientro nel padiglione Napoleone mi rimetto a fare dediche, passano amici e colleghi ed arriviamo alle 17,00 salto del, fosso e scambio di stand ed editor e, in compagnia nuovamente di Antonio Palma ripartire fino a fine serata. Passano amici e colleghi, e Gianluca Maconi che ci avvisa di una cena con i disegnatori italiani in Francia prontamente accettata e molti altri fino alla chiusura naturale della giornata.
Aperitivo con Pino Borselli nell’attesa di soci e amici per la serata che riusciamo ad estorcere al Ristorante da Gigi che riesce ad inserirci all’interno nel buco di un’ora all’interno di una precedente prenotazione. Siamo io Francesco, Alice, Carlo e Borselli che si unisce all’intera brigata, e alla fine della cena restiamo io Fracesco e Pino pe ril bicchiere della staffa con una barretta in piazza Anfiteatro.
Qui, allora nella quale arriviamo, siamo ben prima del melting pot di artisti e pseudo che chiude le serate lucchesi, anche se troviamo un Anfiteatro completamente illuminato, con centinaia di posti dei locali aperti, ed un enorme cubo esattamente al centro dello spazio con la dicitura Netflix all’ingresso, testimonianza inequivocabile della manifestazione.
La mia deduzione è che, come in ogni situazione di costume che si rispetti, la mutazione genetica del luogo diventato famigerato sia in atto, ed adesso che l’esclusività della piazza si è aperta e svenduta al popolo, gli animatori che l’hanno resa tale ed esclusiva, giustamente vadano altrove per fondare una loro enclave.
Perché l’esclusività per restare tale deve essere per pochi, nel momento che si apre a tutti perde il suo primato e diventa comune, qui lo snob ha la sua rivincita sul popolare, la democrazia non c’entra niente anzi, perde i suoi universali principi democratici a favore di quelli più spudoratamente regali, relegando l’unicità del sangue blu a reggente di esclusivi privilegi, dettati dalla nobiltà che non può farsi popolare anzi, ne è orgogliosamente antitetica.
E abbandonando quel luogo diventato così banalmente mortale, ci richiudiamo nei nostri eremi ebbri di tanto snobistica alterigia. Da domani ci proporremo come nuovi cavalieri e fonderemo altri luoghi da consacrare al nostro narcisismo e alla nostra esclusività.
Buonanotte.
La “statua” di Ranxerox e la folla in piazza S. Michele.
Cambio di camera, dal Pozzo di Santa Zita all’Antica residenza dell’Angelo, se si vuole, perfino più vicina a piazza Napoleone, qualcosa come due minuti di orologio.
Siamo già al secondo giorno, e non riesco ad abbassare lo sguardo ad altezza espositori, tanta è la roba esposta, tra le novità in vendita e le occasioni da non perdere, si sta diffondendo una strana epidemia, quella del disinteresse causa l’eccessiva proposta, troppa roba che quindi equivale a niente.
Ma io mi dirigo allo stand Tunuè, oggi, almeno dalle previsioni di prevendita biglietti dichiarate dal sito, sembra saremo a quota 53.000 biglietti ed è prevista come la giornata di maggiore affluenza alla mostra. La mattinata parte umida ma si trasforma con il sole ed il caldo, per cui sembra che tutto volga al meglio.
Allo stand però, si fanno meno dediche di ieri, la gente sembra la stessa ma più distratta e meno interessata, poi con Elena ci incamminiamo verso la postazione di Radio Mercury, e della trasmissione Impronta Digitale, che dovrebbe realizzare un’ intervista con il sottoscritto, e ci muoviamo perciò verso il padiglione Games, dove pare si trovi la WebRadio.
Ci imbattiamo in un gran traffico e delle modifiche alla segnaletica ed alla viabilità che, almeno al sottoscritto, muovono perplessità, aboliti i sensi unici pedonali, e anche il doppio corso per andare ai Games, hanno interdetto un pezzo di strada liberandola da ogni cosa, e dirottato entrambi i flussi in un unica direzione, restringendo gli spazi, una soluzione inconcepibile, visto che l’hanno scorso l’idea pareva vincente, è come se non bastasse sembrano che abbiano ridotto anche la possibilità di parcheggiare in molte zone adiacenti alle mura, creando non poche difficoltà a chi arrivava in auto.
La segnaletica al padiglione Games è paradossale, e perdiamo almeno una decina di minuti a cercare di trovare il fantomatico spazio Car 601, dove pare si nascondi la radio. Si trova in una piccola appendice al padiglione, in uno stretto angolino, ingombra di macchinari elettronici, videocamere e cavi di ogni sorta.
Mi accomodo, tra le simpatiche chiacchiere dei due intervistatori che ricordo molto bene (un disegno a loro dedicato ed esposto allo stand, mi ricorda la mia intervista precedente, la data riporta il 2012, e capisco che in sei anni molte evoluzioni in effetti sono possibili), e di quando Radio Mercury era una semplice radio e non si avvaleva delle telecamere ma si andava solo in voce, e vengo intervistato.
L’intervista in diretta per Impronta Digitale, visibile sul mio spazio Facebook.
Il tutto sembra essere andato bene e dopo una mezz’oretta, dopo avere lasciato un disegno in pegno e la sedia ad altri intervistati, ce ne ritorniamo tra i Comics.
Vado a mangiare in compagnia di Marcello Toninelli il solito panino gommoso, quasi la sua assoluta assenza di prelibatezza fosse una qualità irrinunciabile, mentre è venduto soltanto in un comodo bar dove nonostante la calca è possibile con un pochino di fortuna perfino sedersi, qui inaspettatamente ma con grande gioia incontro il buon Alfonso Rizzo con il figlio Diego, un amico e grande divoratore di disegnini, una presenza costante e che animava ogni mostra di fumetti che si rispetti (varie Angouleme comprese) e che per colpa di un grave ictus aveva anni fa, ha dovuto abbandonare e scene da lui così tanto amate, ritrovarlo è stata una grande ed emozionante gioia, e il suo entusiasmo nel rivederci ha commosso tutti.
Prima di rientrare, dovendo tornare al nuovo albergo, passo alla Bonelli, mi resta comoda e non so se mi si ripresenterà l’occasione.
Nel grande stand della gloriosa casa editrice milanese riscontro una frenesia commerciale totalmente sconosciuta ai tempi di Sergio Bonelli, che amava essere presente con stand ed autori ma rifiutava lo sola idea di vendere anche una semplice spilla, il suo mantra era la grande distribuzione nelle edicole, adesso è tutta una grande danza sabbatica intorno ai banconi dove si vendono libri pubblicati per Libreria, nuove iniziative e i commessi in felpa azzurra che si sbracciano a servire gli avventori entusiasti. Altro segno dei tempi è lo spazio riservato agli addetti, adesso trasformato a sala di regia, con computer connessi con video che mandano code e firme in diretta che, credo, sia visibile online. Ed io, che ho l’impressione di lasciarmi sempre di più coinvolgere da sentimenti nostalgici, pur non avversando la modernità, ma anzi avendola sempre promossa, non riesco però a dimenticare le occasioni in cui in quella stanzetta ci si ritrovava tra colleghi dopo mesi, le chiacchiere amene ma simpatiche, gli scambi di opinioni, le risate, e sinceramente non riesco a vedere , in tutto questo cambiamento, il lato migliore.
Ma evidentemente il problema è tutto mio.
Tuttavia, mi fa piacere incontrare vari colleghi (del resto vengo praticamente per questo) e rivedo dopo anni Giovanni Freghieri alla firma, lo saluto e ci ripromettiamo di organizzare una cena tra noi, anche parlandone con Claudio Villa, anch’egli allo stesso bancone per le firme, visto che la SBE non organizza più “cene sociali” dove tra colleghi si rinsaldava del buon cameratismo che aveva contribuito a fare della Bonelli quella casa editrice anche amata dai propri collaboratori. Me ne vado quasi con li consapevolezza di dover organizzare qualcosa, basata solo sulla speranza di chi è costretto ad arrangiarsi, dopo anni di planning fatti da altri. Non so se ne avrò il tempo e sopratutto non so se avrò modo di ricontattare i colleghi, visto che non ho i numeri di cellulare e non so se anche in questo caso avrò il tempo materiale per farlo.
Anche l’assenza della cena tra autori, che capisco fosse diventata difficile da gestire visto l’enorme numero dei partecipanti, è qualcosa che pesa all’interno della gestione di una struttura che sulla familiarità, la genuinità e la condivisione di questi momenti, aveva fondato la sua identità, e tutto questo si fa sentire. Molti colleghi li trovo smarriti, quasi orfani di un momento per molti atteso e utile a saldare vecchi rapporti, sancirne di nuovi, familiarizzare con tutti.
Ma è il nuovo che avanza appunto, segno evidente che a qualcuno piacerà così.
Ritorno alla Tunuè dove realizzo qualche dedica ed incontro Paola Barbato con la quale scambio due battute, è lì per promuovere l’ultima puntata di Davvero, una sua iniziativa editoriale di qualche anno fa.
Poi passo a Mondadori. E questa volta sono accanto a Ennio Bufi ma all’inizio della nostra corvée, nessuno si presenta, cazzeggiare un po’, e poi in modo sparagnino cominciano ad arrivare i primi lettori, tra cui l’amico Dino Caterini, e alla fine aumentano in tale misura che devo necessariamente sconfinare nello spazio di un collega Fabrizio Fiorentino che gentilmente mi concede una mezz’ora in più.
Ultima tranche di firme alla Tunuè, con un po’ di arretrati da realizzare e due chiacchiere con Giorgio Rizzi, un appassionato e caro amico, Massimiliano Andreoni, tutti lettori che oramai si possono annoverare tra le amicizie tanta è la fedeltà che mostrano nei miei confronti. Passa anche Alberto Pagliaro, bravissimo autore anch’esso impegnato come molti altri italiani in Francia, dove si sta facendo una grande reputazione, con cui scambiamo amabilmente quattro chiacchiere e un ultima dedica la realizzo per Giulio, il grafico di Latinoamerica, la rivista di Gianni Minà che anni fa veniva distribuita nelle librerie Feltrinelli, anche lui grande appassionato che mi segue da tempo, ma la giornata sta scemando e gli avventori si diradano piano piano, in quei momenti il padiglione Napoleone diventerebbe umanamente accessibile, se non ci fosse la stanchezza della giornata e tutti invece Hanno una gran voglia di chiudere per rilassarsi intorno ad un tavolo davanti ad un piatto di gnocchetti.
Ci ritroviamo così seduti per la seconda sera di fila da Gigi, un ristorantino con vista sulla Torre Guinigi che fa della semplicità e della bontà una sua caratteristica, siamo incastrati tra i turni della cena, e mangiamo fuori, riscaldati da lampade ad infrarossi, con Francesco, Carlo, Alice e l’immancabile Pino Borselli, ancora in attesa che il suo nuovo libro arrivi allo stand, per poterlo dedicare.
Capatina immancabile con Pino al Pub di piazza Anfiteatro prima che si riempia di rampanti autori animati dall’entusiastico desiderio di consumare le ultime energetiche risorse della giornata, e poi diretti a nanna, per tutti è stata una giornata pesante, e c’è ne aspettano altre tre, perché non siamo neanche a metà.
La mattina del venerdì piove, capisco che la pioggia sarà a questo punto il fil rouge che legherà l’intera manifestazione. Riprendo le mie carabattole che porterò in piazza Napoleone, quest’anno per mille motivi, su cinque giorni sono stato costretto a cambiare alloggio per ben tre volte, chiaro che a questo punto la pioggia complicherà di più la situazione.
In strada c’è già movimento, ma si ha l’impressione che l’acqua, almeno per il momento, sia un deterrente.
Ho ben poco da girare, perché allo stand dopo pochi minuti mi metto a fare dediche e praticamente smetto intorno alle 12,30, ci sarà meno gente del giorno precedente, ma evidentemente questa è “migliore”, e si fa una dedica dietro l’altra. Decido di mangiare il solito panino, nel solito posto, o sono fortunato, o davvero la qualità plastificante del sandwich fa talmente schifo che riesco a mettermi a sedere e mangiare con le stesse modalità dei giorni precedenti, e decido di farlo perché dalle 13,00 alle 15,00 ho la sessione di firme dalla Mondadori Comics, e se non lo facessi adesso, non potrei più farlo in orario umano.
Sono due ore filate, uno dietro all’altro mi si parano moltissime persone che vogliono i miei spadaccini disegnati sui libri, la cosa da soddisfazione, ma allo stesso momento non da neanche tregua. Sforzi anche oggi di almeno dieci minuti, non volendo rinunciare ad un ragazzo che si è messo in fila all’ultimo momento, ma alle 15,00 ho un’intervista allo stand Tunuè con la webzine BadComics, un’intervista addirittura slittata dalla mia venuta a Roma settimane fa.
L’intervista rilasciata a Bad Comics.
Arrivo in ritardo ma l’intervista è carina, mi sembra venuta bene perché Mirko, il ragazzo che mi intervista è preparato, attento e fa delle domande intelligenti e troviamo un mood producente. Poi ci rimettiamo a fare dediche e, praticamente non ci alziamo più fino alla sera. La giornata, iniziata presto intorno a matite e colori, pare non finisca più, è in un raro momento di tranquillità, decido di andare dalle Edizioni Di, a prendere il libro di Chiara Bruscoli (che ha realizzato praticamente l’editing de “Gli anni migliori”), al quale ho realizzato la copertina, e che si intitola Notizie da un mare qualunque. Ci tengo e devo anche autografarlo per lei.
Il pomeriggio è caratterizzato da una pioggia insistente, che obbliga molte persone a lunghe soste sotto la pioggia nell’attesa di entrare nel padiglione, e mi dicono che in certi momenti la “cintura” umana circondi perifericamente il padiglione Comics di piazza Napoleone, in una visione quasi apocalittica. Noi all’interno nel frattempo abbiamo la possibilità di sentire la pioggia attraverso il rumore che produce sul tetto della tensostruttura, e non dev’essere divertente starmene lì fuori sotto l’acqua.
Alle 19,00 termina la giornata, io devo organizzarmi con una illustrazione originale che mi hanno portato amici di Albissola e che avevo realizzato in occasione di una manifestazione sul western all’italiana, è troppo grande ed anche volendo non riesco a metterla in valigia, sarò costretta a portarmela dietro, anche se la proteggo con un cartone rigido.
Attendo i miei soci per il passaggio di consegne del nuovo appartamento che, per fortuna, non dista molto da piazza San Michele, lascio valigia e ne prendo possesso, e poi mi dirigo al baretto solito per l’aperitivo che sembra non possa mancare ad ogni pre-serata lucchese. Qui incontro Teo Caneschi, Thomas Campi, Federico Ferniani e Salvatore “Salvo” Bevacqua. Dopo ci raggiungeranno anche tutti gli altri, siamo circa diciotto e l’orario della cena sono le 21,30, del resto, in questi giorni ogni locale che si rispetti propone più turni per far fronte alla numerosa clientela.
Si aggiungono anche Gian Luca Maconi con ragazza, Saverio Tenuta e Carita Lupatelli, Alessia De Vincenzi ed altri amici, e alla fine si aggiunge anche Antonio Palma con un suo simpatico amico. C’è la caviamo con salsiccia e fagioli, i piatti si sono ridotti anche per offerta, visto che noi siamo l’ultimo turno, in questi giorni i locali lucchesi fanno mai bassa ed esauriscono perfino le scorte, è effettivamente una bengodi.
Nel locale, praticamente a ogni tavolo ci sono persone che conosco, Riccardo de Marino con Vincenzo Cerbone, in un altro Stefano Piccoli and friends, nell’altro PieroRuggeri con Barbieri con amici e prima di iniziare le libagioni, passo a salutare tutti.
La serata scorre tranquilla tra risate ed amenità varie, in un clima rilassato e divertente e finiamo ovviamente molto tardi per cui, almeno per me che ho avuto una giornata piuttosto dura, salta il passaggio al Pub dell’Anfiteatro perché decido di andare a dormire.
Alla fine spegnerò la luce all’una e trenta, e mi sembra che a questo venerdì di avergli chiesto abbastanza e lui, generosamente me l’ha offerto. Ma adesso basta.
La giornata di sabato inizia con una cielo parzialmente coperto, e vari sprazzi di azzurro lasciano intuire che la giornata potrebbe riservare belle sorprese, e che puntualmente si materializzano più tardi attraverso un sole che illuminerà gran parte della giornata.
Oggi in calendario ci sono tre incontri, che speriamo di ottemperare al meglio.
Mi metto a disegnare, ma nonostante il grande afflusso di persone che lascia intravedere una giornata piena di avventori, l’impressione è che tutto sia molto meno promettente del giorno prima, quasi che la selezione di chi entra nel padiglione fosse dovuta ad un selezionatore particolarmente avaro nei nostri confronti, non che non si facciano dediche, ma almeno non nel ritmo che vorrei. Alle 12,30, orario del primo appuntamento, non si presenta nessuno, la webzine MegaNerd ha fatto confusione con gli impegni e ne ha accavallati due, per cui non li aspettiamo.
Io a quel punto, con Marcello, come oramai d’abitudine, andiamo a farci un panino, per poi rientrare puntualmente all’interno del padiglione.
Ma la situazione non cambia, anche se di diverse dediche, lasciate lì, ne era rimasta solo una. Riparto fino alle 15,30, dove alla libreria Ubik di via Fillungo. Mi aspettano per un incontro alla radio. Arrivati lì invece, mi accorgo che l’intervista è un’intervista con delle particolarità, perché il sottoscritto e gli intervistatori siamo seduti su un “palcoscenico” che è allestito nella vetrina della libreria, e che i passanti di via Fillungo, l’arteria commerciale più importante di Lucca, saranno spettatori forzati, perché un amplificatore fa riecheggiare nella via la nostra conversazione.
L’intervista in vetrina con Radio Duemila realizzata alla libreria Ubik.
Stefano Picchi, il commentatore e conduttore della radiocronaca, un tipo simpatico dal capello biondo e il cappellino da artista in testa, comincia una conversazione che parla del libro sì, ma non prendendosi troppo sul serio, pur non trascurando comunque molti aspetti importanti della storia, ed il modo poco convenzionale con cui viene condotta l’intera trasmissione, produce una intervista simpatica con una buona attenzione da parte dei passanti. Alla fine della trasmissione abbiamo tempo, ed insieme ci mettiamo a fare quattro chiacchiere, sempre in vetrina ma ma microfoni spenti, poi io ed Elena Dardano, l’altra addetta stampa che mi ha fatto di accompagnatrice per tutto il tempo, torniamo ai Comics di piazza Napoleone.
Il tempo di una pasta e caffè e ci buttiamo nuovamente nella calca dello stand, per ripartire poco dopo alla volta dello spazio Orgoglio Nerd, un palcoscenico allestito in una struttura vicina alle mura, dove avrà luogo un’altra intervista.
Anche qui, e devo sottolineare questa cosa come una piacevole costante nelle interviste fatte in questa manifestazione, il mediatore che mi ha fatto da spalla sul palcoscenico, è stato all’altezza della situazione, per quanto molto giovane e dall’aria talvolta spaurita, mi ha fatto tutte domande pertinenti ed atte a sottolineare le caratteristiche del libro, lasciando scaturire una bella chiacchierata che mi pare abbia coinvolto gli avventori dello spazio, che in un primo momento sembravano semplicemente essere entrati solo alla ricerca di un po’ di ristoro, ma dalle loro facce durante l’intervento, ho avuto la sicura percezione di un interesse crescente mano a mano che si entrava nel vivo della chiacchierata.
L’intervista sul palco di Orgoglio Nerd.
Poi di nuovo al padiglione fumetti, qualche dedica, e poi nel portarsi fino a fine giornata (il sabato il salone chiude un’ora dopo, alle 20,00), vengo coinvolto in una partita a biliardino con Marco Perugini (Pera) contro Elena e Marco, che asfaltiamo come fossimo a compagine da alta classifica contro una neopromossa. Poi si fa avanti Emiliano Pagani, che da livornese verace promette lacrime e sangue, ma se ne ritorna a casa caldo, caldo dopo una sonora sconfitta, ma purtroppo capitoliamo con onore all’ultima sfida contro due giovani dello stand (che evidentemente ci hanno preso per stanchezza) dopo un estenuante partita terminata 10 a 9 a nostro sfavore, purtroppo la fatica delle mie ali tornanti, alla terza partita di seguito si è fatta sentire, forse dovevo fare dei cambi, ed ho pagato lo scotto di dover giocare con la formazione tipo per ben tre partite.
Ma come dicono i veri manager, il campionato è ancora lungo.
Poi aperitivi al bar di San Michele, tappa ormai obbligata anche per il nostro fegato che puntualmente richiede il suo giornaliero tasso alcolico, e poi al ristorante del Corso, dove per le 21,00 ci attende il tavolo prenotato da Francesco, ed insieme a Sandro Cleuzo, Fabrizio Pacetti, Angela e Luca Brandi, ci dirigiamo in quella direzione.
Qui incontro Giulio De Vita, Emanuele Barison ed un loro amico che sono venuti a presentare il loro progetto del PAFF (Palazzo del Fumetto) di Pordenone, e poi iniziamo la nostra splendida quanto meritata cena.
Rientriamo verso i nostri appartamenti attraversando un centro di Lucca che a quell’ora è ancora brulicante di persone, l’aria è mite e le persone stazionano tranquillamente all’esterno dei locali, in un euforia da sabato sera veramente contagiosa, ma noi siamo davvero tutti stanchi.
E quattro… anche per oggi abbiamo dato, mi accorgo di scrivere una frase completamente a caso sul mio IPad mentre sto scrivendo questo report, elaborata non so come, quasi che il cervello avesse staccato la spina dalle dita e si fosse addormentato inviando impulsi automaticamente, segno evidente che è arrivato il momento di chiudere ed andare a letto.
A fare dediche accanto a Bruno Cannucciari, e davanti al panel dello stand Mondadori Comics-Magic Press.
Siamo arrivati all’ultimo giorno, siamo stanchi e non ne possiamo più, non tanto per la stanchezza, anche… ma perché di qualsiasi cosa anche quelle che adoriamo, alla fine, ci riempiamo ed abbiamo bisogno di svuotarci. E anche se facciamo i discorsi che amiamo, parliamo dei nostri interessi e ci occupiamo del nostro lavoro, alla fine tutto questo ci intasa e ci stanca, anche solo per eccesso di intensità.
Lasciamo la bella dimora in zona San Michele, e ci dirigiamo verso il padiglione Napoleone, c’è già molta gente anche se sono soltanto le 9,30. Facciamo un giretto tra gli stand, non che la situazione sia molto più tranquilla del solito, ma perché o lo facciamo adesso o non lo facciamo più. Ma c’è poco da fare, non riesco ad avere la concentrazione per interessarmi a cose che potrei acquistare, decido di spendere i soldi in un unico e misero acquisto che sa di vintage e retrogusti nostalgici, quasi la mia condizione non possa allontanarsi da questi ambiti, e compro un adtbook di Aldo Di Gennaro. Poi, indipendentemente dalla qualità delle offerte, belle o brutte che siano, come cantava il vecchio Califfo, tutto il resto mi sembra noia. È un problema mio, lo so, non solo non trovo, ma neanche riesco ad immaginare qualcosa che possa interessarmi, e nonostante la cosa mi preoccupi, devo subire questa condizione. Torno a fare dediche allo stand Tunuè, benché la mattinata sia moscia, nonostante le molte persone che affollano il padiglione. Poi decido di staccare, e me ne vado a vedere le mostre al Palazzo Ducale, generalmente sono ben allestite, di vario genere e sempre molto interessanti.
Mi colpisce LRNZ al secolo Lorenzo Ceccotti, con cui tra l’altro ho cenato la serata di Martedì, benché fossimo ai lati opposti del tavolo e non abbiamo scambiato neanche due battute. Mi era piaciuto il suo Golem, ma non mi era apparso così bravo come invece è. Ha uno stile che ricorda il Masamune Shirow dei migliori tempi, ma più pulito con qualcosa di moderno in più, ed una visione del suo mondo come andasse ad attingere alle visioni Moebius, ma con la sensibilità orientale e in modo del tutto personale, e là dove osa con pennelli e colorazioni digitali, raggiunge livelli e vette molto alte, un artista davvero molto bravo che mi ha fatto piacere conoscere meglio.
Poi il francese Jerome Moreau, di cui ricordo alcuni albi francesi ma che attraverso la varietà delle opere esposte mi ha colpito per versatilità ed eleganza stilistica. Neal Adams non è stata una sorpresa, sopratutto vedere quanto abbia influenzato stile supereroistico degli anni ’70, e di quanto Bill Sienkiewicz, artista che adoro si sia ispirato a lui e quante al tempo stesso se ne sia allontanato. Mi ha fatto piacere anche vedere i lavori di Sara Colaone, che anni fa venne a fare delle lezioni all’Accademia Nemo, e all’intensità delle sue opere. Gli altri artisti esposti, per quanto bravissimi, non mi hanno smosso nessun interesse, nonostante l’alta qualità delle loro opere.
Poi sessione di firme alla libreria convenzionata con Tunué, Pensieri Belli, con tavolo accostato alla vetrina, in modo che i passanti vedano ciò che fai. Qui, dopo alcune dediche, una famiglia al completo si presenta lusingando i con dei complimenti quasi imbarazzanti, e mi fanno firmare le t-shirt dei loro due bambini che si prestano alla botta di autoreferenzialità del sottoscritto, sono di Bolgheri, a due passi da casa mia, dove evidentemente nutro di una fama che per quanto mi lusinghi mi sembra esagerata, e scopro anche che sono parenti di amici comuni. Il siparietto è simpatico ma l’ora all’interno della quale posso realizzare le mie performance è terminata, devo lasciare il posto ad un altro autore Tunuè, e me ne torno dopo questo momento di gloria a fare firme allo stand. Il tempo di fare alcune dediche e poi è l’ora di partire, alle 16,00 devo andare da Toninelli che si è offerto di accompagnarmi in direzione Livorno.
Dediche fatte su capi d’abbigliamento, neanche fossi Vasco Rossi, alla libreria “Pensieri Belli”.
Attraversiamo tutta la città per arrivare al parcheggio, scoprendo angoli sperduti dove incontriamo sempre cosplayers (che quest’anno mi pare fossero in numero più ridotto), e comunque persone affaccendate a dirigersi ad ogni angolo della città, perché in ogni angolo della città c’è un padiglione, un’attrazione, uno stand, un’area atta a qualsiasi tipo di gioco, fumetto, libro o quant’altro posso oramai rientrare all’interno di una manifestazione che ha come filosofia l’intrattenimento, quasi in ogni sua declinazione.
Forse proprio questo è il bello ed il limite stesso della manifestazione, è bella, sfavillante e fantasmagorica, racchiude mille sorprese e novità di ogni genere, ma ha diritto di cittadinanza ogni cosa, dalla Ferrari con Jean Alesi e le stampe delle auto autografate dagli artisti, all’Esercito, la Marina, Trono di Spade ed i Cosplayers, l’Area Games e il nuovo episodio del Barlume, ogni cosa va bene purché sia colorata, appetibile e sopratutto vendibile, nonostante tutto fosse, un tempo, partito dal Fumetto…
E qui la riflessione nascerebbe spontanea, ma per una volta, la lascerò fare a voi, tanto la mia, per chi mi conosce, sa già quale sarà.
Alla prossima!