C’ero solo quattro giorni fa, ma ancora sono in viaggio per la capitale, e il parafrasare il titolo del film del compianto Ettore Scola, mi è utile per sottolineare una di quelle giornate che, almeno sulla carta, si preannunciano “speciali”.
Se consulto l’agenda, dovrei passare da un’intervista all’altra, da un importante programma radiofonico ad un incontro in una libreria, e un’intervista è saltata, altrimenti invece di quattro, sarebbero stati ben cinque gli impegni odierni, ed il tutto per una semplice giornata fornita delle solite 24 ore.
La giornata è grigia, non c’è niente da fare, sembra che sia in atto un sottile disegno per mutare la mia percezione di Roma, da città con il sole, a urbe ammantata di grigio, ma sarà dura.
A Cecina, sulla strada per la stazione, l’allestimento di banchi e banconi annuncia una giornata che un tempo veniva aspettata con impazienza da bambini e ragazzi, il così detto “fierone”, una sorta di giovedì grasso nel periodo in cui, nella cittadina Toscana, stazionano giostre, dischi volanti, tagadà ed ogni attrazione d’antan che si rispetti.
È un segno dei bei tempi andati che faticano a farsi da parte, ma che necessariamente retrocedono ogni anno di più negli interessi dei più giovani, e che resiste solo perché è come se fosse una tappa della crescita, un momento in cui si passa dalla pubertà all’adolescenza, in cui si afferma la propria presunta indipendenza, ignari di ciò che ancora li aspetta.
Alla stazione c’è il traffico di metà mattina, le 8,29 in effetti è un orario che esclude studenti e pendolari, per cui le persone dei due treni in attesa, che si incrociano come orario proprio a Cecina è che vanno in direzioni opposte, sono poche.
Mia moglie, al momento di lasciarmi di fronte alla stazione mi ha detto: “Prendilo come un divertimento”, ed infatti era proprio così nelle mie intenzioni.
Ma la cosa non mi può che fare riflettere, sembra infatti che tutti siano preoccupati del mio stato d’animo, devo proprio avere un aspetto da ansiogeno compulsivo, se tutti si preoccupano di tranquillizzarmi, almeno a parole. In realtà sono abbastanza tranquillo, e come tendenza in queste circostanze ho sempre quella di godermi il momento in tutte le sue sfaccettature. Ma cristosanto, oggi devo comunque avere a che fare con la RAI, e sarò anche il provincialotto che sono, ma neanche posso ostentare quella sicurezza da comedian come se fossi un qualsiasi frontman della televisione nazionale.
Piove.
La compattezza del grigio che avvolge la campagna laziale si fa via, via sempre più solido. Le stazioni si alternano con regolarità, io scrivo, mi avvantaggio sul report, e rispondo alle domande di un giornalista per un’intervista che dovrà apparire su un quotidiano.
A Civitavecchia sale il mondo, sul marciapiede e sotto le pensiline una fiumana di persone attende il regionale veloce in direzione di Roma. Tra i passeggeri sopratutto si individuano gente di colore e passeggeri di qualche nave da crociera alla fonda nel porto, non sono difficili da individuare, hanno abiti estivi, sandali, felpe e impermeabili leggeri. Civitavecchia è una delle tappe dei tour per mare, ne so qualcosa e, in questa tappa, la destinazione obbligata e meta dei percorsi organizzati è ovviamente Roma.
Arrivo a Roma in perfetto orario, ormai lo so, i binari in arrivo dalla Toscana ed alto Lazio sono quelli laterali e lontani almeno 600 metri dalla testa della stazione. Ho tempo e mi mangio un boccone ad un bar, ho fame e so che non avrò molto tempo per fare altro.
Decido di farla a piedi, il punto del rendez-vous non è lontano e mi dirigo verso Villa Borghese mentre rispondo al telefono, distratto ma convinto della destinazione, salvo venire a sapere che non è “Villa”, bensì “Piazza Borghese”, riprogrammato Google Maps e mi rimetto in marcia.
Su Roma cade ad intermittenza una pioggerellina fastidiosa, cosa che peraltro non scoraggia i moltissimi turisti in giro anche nelle viuzze più sperdute della città. Ho tempo ma sono tentato di prendere un taxi, se non fosse che guardandomi intorno, mi rendo conto che le auto per le strade quando non sono ferme si muovono a passo d’uomo, per cui decido di continuare a piedi. Arrivo in Piazza Borghese, che scopro essere la location fissa di Billy, la rubrica settimanale di libri di Bruno Luverà, il giornalista del Tg1 che dovrà intervistarmi. Ad attendermi ci sono Silvia ed Elena della Tunuè, le mie due accompagnatrici della giornata (in realtà entrambe dell’ufficio stampa della casa editrice), è bello essere circondato ed accudito da due belle ed intelligenti ragazze, ti fa sentire importante, anche se il rischio alla fine è quello di crederci davvero.
Piazza Borghese e le riprese per Billy – Il vizio di leggere
Luverà arriva poco dopo e ci mettiamo a fare due chiacchiere in attesa del team delle riprese (fonico e cameraman), che arrivano poco dopo.
Il tempo di piazzare lo stativo, telecamere e microfonarmi, e poi tutto alla fine si risolve in poco più di cinque minuti, perché a domanda incalzante rispondo a tono e senza grandi sbavature e si finisce senza mai ripetere neanche un ciak e tutti rimangono stupiti della velocità e della possibilità di avere ottimizzato il tempo senza grandi problemi anzi, direi nessuno. Giusto il tempo di riprendermi mentre realizzo uno schizzo, prontamente ripreso dalla telecamera e poi un veloce saluto, e tutti a casa.
Perfetto. Adesso sono in albergo e mi ristoro un po’, il tempo di una doccia e di tirare il fiato, poi via diretti verso via Asiago.
Elena, Silvia ed il sottoscritto prendiamo un taxi per dirigerci verso la Rai, abbiamo tempo, ma il traffico romano ancora sul piede di guerra per la pioggerella che caratterizza la giornata, è ancora piuttosto congestionato, e finiamo per arrivare intorno alle 17,05.
Alla reception lasciamo come di rito generalità e documenti per ricevere il pass, e poi diretti verso gli studi, che sono delle semplici stanze insonorizzate con un vetro divisorio per la regia è la strumentazione, la nostra sala è, se proprio vogliamo essere precisi: la K1.
Graziano Graziani, il conduttore, ci viene incontro e facciamo le presentazioni, è un giovane scapigliato che appare come uno studente universitario leggermente fuori corso, è spigliato e simpatico, com’è giusto che sia ed ha un accento romano appena accennato che scomparirà, comunque, in diretta. Il tempo di prendere un caffè, farci una foto nello studio, addirittura conosco un personaggio affabile è altrettanto simpatico con il quale abbiamo il tempo di scambiare due chiacchiere e pure un paio di barzellette, è Luca Damiani, il conduttore della trasmissione successiva a Fahrenheit, adora Livorno ed i livornesi e i nostri discorsi vertono su questo.
In alto con Elena e Silvia, le mie due sparring partners, con cui ho diviso la giornata. Ultima in basso da Fahrenheit con Graziano Graziani, prima dell’intervista come “libro del giorno “.
Graziano mi chiede come vuole che mi presenti, ma lascio fare a lui non mi piacciono le imposizioni, e tanto meno amo le preparazioni, ho fatto dell’improvvisazione uno stile di vita.
Siamo On Air, per dirla all’americana, e tiriamo fino alle 18,00.
Inutile dire che il tutto si svolge in un baleno, i minuti in certe circostanze hanno velocità doppia e la percezione del tempo è assolutamente falsata.
Tutti mi hanno detto che è andata bene, ma io non riesco ad avere una visione oggettiva, il coinvolgimento in certe situazioni è tale che non riesci a parlare e allo stesso tempo valutare il peso e l’intensità di ciò che dici, concentrato come sei sul momento.
All’uscita salutiamo Elena che se ne ritorna a Latina, mentre noi prendiamo un taxi in direzione del centro, la nostra meta è la libreria Altroquando dove abbiamo un incontro alle 21,00, arriviamo, ci presentiamo ai gestori, e ci dirigiamo in un locale di via del Governo Vecchio, dove ha sede la libreria, un’animata stradina piena di ristoranti e pub vicina alla statua di Pasquino, lo sconosciuto relatore di sapidi e misteriosi proclami al tempo della Roma papalina. Qui ci rilassiamo un po’, prendiamo un paio di spritz per alzare il tasso alcolico e ci raggiunge anche Marco Ruffini della Tunuè, non si può certo dire che la casa editrice mi abbia lasciato solo.
Con Marco e Silvia nel pub sorseggiando spritz prima dell’incontro in libreria.
La libreria ha una sorta di cantina con tanto di bar e cibarie dov’è si fanno incontri e reading, è tutto davvero molto carino, con i tavoli tondi e le sedie raccolte intorno ad un piccolo palco, fa molto New York underground, ma sono a stomaco vuoto e mi faccio un panino farcito prima dell’incontro, dopo c’è ne mancherà il tempo.
Arriva anche Roberto Genovesi, dirigente Rai e direttore di Cartoon On the Bay che sarà il relatore della serata e Marco Gisotti, un giornalista che conosco da tempo, componendo così un dinamico trio che nei bei tempi andati si riuniva insieme ai tre sardi Medda, Serra e Vigna sotto la bandiera di Expocartoon quando Nathan Never veleggiava a quote stratosferiche, il pubblico ci inseguiva, e noi avevamo energia ed entusiasmo da buttare, insomma molti anni fa, quando i prati erano verdi, le margherite sbocciavano e le colline erano in fiore. Arrivano alla spicciolata anche quei pochi avventori come immaginavamo, l’incontro non è stato pianificato con largo anticipo ed inoltre ci siamo anche dimenticati d ricordarlo in trasmissione, Graziano perché evidentemente preso dalle tempistiche della diretta, io perché pensavo ci fosse tempo per dirglielo mentre non sapevo che saremmo andarti filati diretti fino alla fine senza pause.
L’incontro alla libreria Altroquando insieme all’amico Roberto Genovesi.
L’incontro è carino e rilassato, è poco più di una serata con amici, e alla fine chiunque può e fa le domande che lo incuriosiscono e si finisce inevitabilmente per parlare sui parallelismi tra il passato ed il futuro, unica chiave utile evidentemente per decodificare il presente.
Silvia ci saluta quasi alla fine dell’incontro, è stata presente ed attenta per tutta la giornata, ed ha dimostrato una professionalità di prim’ordine, alla fine rimaniamo solo
con i due Marco e, vuoi per il tempo, vuoi per la stanchezza accumulata ritorniamo nello stesso locale a poche decine di metri dalla libreria. Sono distrutto.
Ma abbiamo il tempo per consumare delle semplici bibite e parlare delle nostre cose… di fumetto. Non so per quanto tempo, e sinceramente col buon Gisotti vorrei spendere ben più del tempo di quello che alla fine ci concediamo, ma sulle facce di tutti è dipinta una stanchezza che è fin troppo evidente, è quasi l’una e decidiamo di utilizzare un taxi come un bus di linea, che depositerà a destinazione ognuno di noi.
Io, per fortuna, sono il primo e la fermata sarà dopo pochi minuti, il mio albergo è a poche centinaia di metri dalla stazione Termini, ed ho un treno la mattina ad un orario inverecondo: le 6,12.
Mi resta poco più di cinque ore di sonno che tarda anche ad arrivare, la giornata evidentemente fa fatica ad estinguersi, anche se è sfociata direttamente in quella successiva, posso capirla, è dura mollare quando si è stati protagonisti così a lungo, quasi che quelle 24 ore siano state pensate solo per te, ma alla fine, per fortuna, cedo.
Adesso sono qui, circondato di ragazzi che credo mi abbandoneranno a Civitavecchia, poco prima sono stato accompagnato da pendolari lavoratori che sono scesi a Cerveteri, cambiano le persone a secondo degli orari.
Il sole non è ancora apparso, non ci sono che rare nuvole all’orizzonte e la giornata credo sarà bella e luminosa. Bene, ritorniamo in media, in fondo torniamo da Roma, no?
Ma oggi dovrei tirare un po’ il fiato, perché domani mattina si riparte di buon ora per Barberino ed il Mugello Comics: altro giro, altra corsa.