ANGOULEME + PARIS 2017

Ormai non è più una novità, e sappiamo che in questo periodo dell’anno la destinazione è la ridente cittadina francese che ci vede ospiti nell’ultimo weekend di Gennaio, sicuramente non il periodo più agevole per condizioni climatiche (vai a capire con quali criteri i nostri cugini hanno scelto il periodo per organizzare quella che sarebbe diventata per portata editoriale la più importante kermesse fumettistica europea), noi saremo quelli che siamo, ma anche loro…


Per quanto mi riguarda oramai è un appuntamento fisso, faccio uscire il mio libro in terra di Francia e successivamente lo mando alla conquista del mondo, per cui in anteprima, vengo a dedicarlo per i fedeli lettori che, bontà loro, mi seguono.
Quest’anno si chiude il dittico “La lame et La Croix”, ambientato nel turbinoso periodo iniziale di quella che sarà conosciuta come la “Guerra dei Trent’anni”, serie di eventi guerreschi che si susseguirono in Europa nel trentennio che va dal 1618 al 1648 e coinvolsero tutte le più importanti nazioni del mondo occidentale.
Anno prossimo, nuovo progetto.

Affiche Angouleme.2017

Il manifesto della 44ima edizione del Fetsiva Internazionale di Angouleme, realizzato da Hermann (Huppen)

Quest’anno faremo il nostro viaggio su rotaia, ci fermiamo a Parigi per andare a visitare una mostra Disney che, dice, sia bellissima, ma più che per desiderio personale, lo faccio per amichevole conforto verso Luca, Federica&C. che desiderano vederla ed io mi sono accodato accondiscendente.

Parto sul finire del giorno, il tramonto si è già compiuto ma la luce del sole, dura a morire, riesce a rischiarare un cielo che non è limpido, ma promette una serata tranquilla. La baia del Quercetano accoglie un mare calmo e piatto, e la risacca guarnisce gli scogli accarezzandoli, in lontananza si intravedono già le luci delle navi alla fonda del porto di Livorno e, anche se questo è un periodo climaticamente disgraziato, per freddo, bufere e accadimenti sfortunati, si respira un’aria di quiete, ed il panorama è bellissimo.
Il treno che prendo è quello prima, così come è in ritardo quello antecedente al mio che parte da Pisa, per cui mi capiterà insospettatamente, di arrivare prima del previsto.
A Firenze mi aspetta un amico, Max Guadagni al quale ho chiesto, dovendo attendere prima della partenza un’oretta e mezzo, se voleva farmi compagnia, e lui si è prestato gentilmente a spendere un po’ del suo tempo per non farmi tediare.
Parleremo di “fumetto” è probabile, e sarà una sorta di prologo di quello che mi aspetterà nei prossimi giorni, è come se facessi un po’ di rodaggio visto che, abitualmente, non ne parlo.

E’ un periodo questo nel quale mi sto accorgendo che il nostro tempo (ma per gli scrittori è la stessa cosa), non è più solo utile dedicarlo alla realizzazione dei nostri manufatti, ma ne dobbiamo considerare altrettanto, se non di più, alla promozione e alla divulgazione del suddetto per cui, quello che era considerato un lavoro sedentario e per pantofolai, adesso ci ha trasformato in veri e propri globe-trotters instancabili, se specialmente nutri l’insano desiderio che le tue cose abbiano un seguito, o anche solo se vorresti, per un’assurda fissazione, che qualcuno le legga.
E tutto questo perché il mondo intorno a te è tutto un proliferare di nuovi autori scalpitanti con una quantità di progetti, libri, albi e artbook che intasano le librerie, abbattono foreste, assediano tipografie, ma come per magia, non riescono a far campare chi li realizza.
Ci muoviamo molto, ma alla fine non si vende in proporzione per quanto ci si sbatta (ovviamente non per tutti è così, il bravissimo Michele Rech/Zerocalcare ha bisogno di transenne e bodyguards per non rimanere contuso alle sue sessions di firme, vendendo centinaia di copie, ma per i comuni mortali, non è così) o almeno c’è da domandarsi se il gioco vale davvero la candela. La triste constatazione che va detta, è che per gli autori VALE sempre la candela, perché quando scrivi qualcosa, lo fai sempre per avere un riscontro di terzi, comunicare con gli altri, necessità di divulgazione anche delle baggianate più invereconde ma che per te, nel tuo obnubilante delirio creativo, pensi che valgano la pena di essere lette, sono la massima espressione dell’intelletto umano, e sei perfino convinto debbano necessariamente passare ai posteri.
Per cui ti armi di trolley e ti muovi.
Insomma, è diventato impegnativo, e c’è bisogno di un fisico anche all’altezza… noi ce l’abbiamo? Bah, per il momento sì, finchè regge, ci proviamo.
All’arrembaggio!

Il viaggio in treno non è una novità per me, ne ho fatti già un altro paio, ed entrambi per arrivare a Parigi, ma sarà che le comodità e la velocità con il quale il viaggio aereo ormai ci abituati, fatto sta che passare tutta la notte in treno, completamente nudi per il caldo, con un paio di interruzioni per il controllo passaporti (visto che siamo passati anche dalla ridente Svizzera), senza praticamente fare colazione perché la macchina del caffè del vagone ristorante (ristorante si fa per dire), dopo tutto questo sinceramente è un esperienza che non avrò più molta voglia di fare.
La gestione di Thello, il treno preso a Milano Centrale che ci ha portato alla Gare de Lyon la mattina quasi alle 10,00, è italiana misto francese, così come la suddivisione del personale metà e metà ma, per quanto le cuccette fossero pulite e relativamente rinnovate (almeno dall’ultima volta), non so perchè, ma il treno non riesce mai a darmi quell’idea di ordine e pulizia che un pernottamento richiederebbe. Gli spazi angusti, dedicati solo al sonno e non allo stazionamento, il cesso ancora a caduta, dove arriva lo spiffero gelato dalla buca sul pavimento, l’acqua che non arriva, la lampadina del micro-lavandino della cuccetta assente insomma, anche se piccole e trascurabili cose , messe insieme danno sempre quell’idea di provvisorio e di altri tempi, alle quali oramai non siamo più avvezzi.
Detto questo però, per avere dormito ho dormito e, anche se toccavo i piedi sul fondo della cabina e non riuscivo a stendere completamente le gambe, mi sono alzato riposato, e questo è già molto.
All’Hotel Ares vicino alla Tour Eiffel all’ora di arrivo è disponibile solo là camere per Federica (Fabbri) e Luca (Chiarotti, il mio socio), che mi accompagnano in questa avventura, anche se della partita, almeno qui a Parigi fanno parte anche Sandro Cleuzo, Nicola e Tania, sua moglie.
Attendiamo la disponibilità di una camera e poi ci dirigiamo a Notre Dame, dove abbiamo appuntamento con loro, ma qui scopriamo che, la metà del nostro viaggio, e cioè la mostra Disney, guarda caso il martedì, come molti altri luoghi, è chiusa.
Poco avveduti perché potevamo scoprirlo prima, ma anche poco fortunati.
Andremo domani. Il giorno lo trascorriamo a girovagare per Parigi, poi a Sandro si “aprono” le scarpe e dobbiamo comprarne di nuove, facciamo un giro nel quartiere Saint Michel e, dopo averle acquistate torniamo a rue Dante (famosa per i bookshop) a cercare nuovi stimoli e nuovi albi, poi si va alla Sacre Chapelle (io salto perché la conosco), un po’ al Marche au Fleures, poi ci dirigiamo alla Defense, per incontrare un’amica di Federica, e con lei nello splendido quartiere modernissimo degli affari, andiamo a prenderci una birra, una Guinness per la verità, ma altrettanto per il rigore di onestà, c’è da dire che era anche vergognosamente allungata. A cena ad un ristorante algerino a base di cous cous e poi, almeno io, a letto, l’intenzione era quella di andare a vedere la Tour Eiffell che è si sempre un bello spettacolo ma non in una serata fredda e nebbiosa come questa, per cui lascio il resto della comitiva e torno in camera dove mi attende una calda doccia ed un comodo letto.
Domani saprò che avranno fatto.

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Souvenirs de Paris.

 

La mattinata del mercoledì, è interamente dedicata alla visita dell’esposizione presso il Musee dell’Art Ludique Presso la gare d’Austerlitz: “Walt Disney -Le mauvement par nature” che esponeva sketches, storyboard e disegni e brani dei film della major americana da Biancaneve a Oceania, in uno splendore di disegni, reperti, curiosità dell’universo Disney, e in più noi avevamo un esperto in più che ci faceva da guida e che spesso ci ha fatto dimenticare di avere la guida on line che ci accompagnava: Sandro Cleuzo. Due ore e mezzo di intensa visione, chiacchere e discussioni su alcuni pezzi, scambi di idee su alcuni disegni, il tutto fino alle ultime produzioni, che abbandonano quasi completamente le tecniche classiche e d abbracciano la CGA è il digitale come tecnica principale.

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Federica, Sandro, Luca ed io di fornte all’ingresso del Museè de l’Art Ludique dove era situatra la mostra “Walt Disney – Le mouvement par nature”.

Ora, nessuna idiosincrasia col digitale, da parte di nessuno, ognuno di noi lo usa tranquillamente, ma fatto sta che se per la parte precedente abbiamo utilizzato due ore per la visita, per il resto è stato sufficiente una mezz’ora, è qualcosa questo vorrà pur dire.
Dopo un pranzo a base di zuppa di cipolle e hamburger di carne francese, ci siamo divisi, le donne verso l’aeroporto De Gaulle per il volo di ritorno a Firenze, mentre noi maschietti verso la stazione di Montparnasse per prendere il TGV che ci doveva portare ad Angouleme. Alla stazione scorgo due facce note, l’italiano Sualzo e l’autore francese Mezzo, e questi due incontri mi dicono che siamo vicini alla meta.
Viaggio tranquillo attraversando un paesaggio piatto ed identico per circa due ore e mezzo, senza neanche dormire un secondo e neanche parlando troppo, in un’abulia catatonica.
Arrivo ad Angouleme e attesa di Francesco che, nonostante la sosta a Nimes è arrivato praticamente alla nostra stessa ora, questo però ci ha permesso con una breve attesa di farci portare in centro, attesa che mi ha permesso di inocntrare Laurent Galandon, lo sceneggiatore con cui ho lavorato per Dargaud. Ma i problemi non sono ancora finiti, allo stand mancano due tavoli e le sedie, chiamiamo l’addetta che prontamente si rende reperibile ma perdiamo un sacco di tempo ad allestire lo spazio, pur ripromettendoci di andare nel vicino magazzino Leroy-Merlin per acquistare cubi e cubetti per alzare l’altezza dei nostri tavoli, facciamo sufficientemente tardi per ritrovarci costretti, essendo fuori orario, ad andare a cenare al Quick Resaturant, l’unico che non aveva, per poco, la cucina ancora chiusa.
Arrivo al Bataclan (nome che negli ultimi tempi diventato sinistro), la villetta che ci ospita in tardissima nottata, giusto in tempo per organizzarci per la mattina successiva e andare a letto.

La mattina ci sveglia con una temperatura di 5 sotto 0, ma una cielo terso e chiaro, che prelude ad una giornata di tutto rispetto.
Dopo la sosta al Leroy-Merlin, ognuno per la propria strada, il in direzione spazio Nuveau Monde, dove ha sede la Mosquito, gli altri allo spazio PARA BD dove è situato lo stand de “La città delle nuvole”.
Il resto è noto, arrivo allo stand, saluti di rito a tutti i componenti, scambio di convenevoli che non sono tali perché sono sinceri, e poi comincia la sessione di dediche.
Accanto a me Lele Vianello, è solo più tardi si aggiunge anche Sergio Tisselli, nuovo acquisto della casa editrice.
Il tutto fila fino a pranzo, da Chez Paul e poi io e Lele ci mettiamo in cammino per andare allo spazio a Champs de Mars per cercare di vedere qualcosa, incontriamo Stefano Piccoli e successivamente Fabio Gadducci, e sono solo due dei volti conosciuti che incontreremo o verranno a salutarci allo stand, tra cui: il bravo Bevacqua, Papini, Piero Ruggeri è il buon Francesco Meo che mi comunica che l’accordo con l’Editoriale Cosmo è andato in porto e a Marzo pubblicheranno in Italia un mio albo.
Alle 19,00 si chiude i battenti, rinvio l’ultima dedica perché sono stanco e perché il lettore, gentile è disponibile, può ripassare il giorno dopo, io infatti vorrei andare ad un appuntamento a Le Chat Noir, dove si sono dati ritrovo un gruppo di autori italiani che abitualmente e si incontrano su Facebook, spazio dove non intervengo mai ma che, visto che mi arrivano le notifiche e che talvolta mi capita di andarci.
Sono abbastanza deluso però, incontro solo De Felici, Pagliaro e Baldazzini che c’entra poco, ma sono abbastanza deluso, non conosco nessuno e nessuno muove un dito per conoscersi, o forse sono io il piovuto perché sufficientemente vecchio da non conoscerne neanche uno, inoltre il grupo di autori, almeno credo, sono lì a guardarsi negli occhi, io non li conosco, loro non si fanno avanti e soltanto qualcuno parlotta tra loro, dopo esserci squadrati senza proferire parola, ho deciso di andarmene altrove.

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Cena da “chez Paul” lista lunga, in ombra e in attesa del piatto, si nota Claire Wendling, la quartya da sinistra e Stuart NG il sercondo da destra.

Ma sono atteso una cena da chez Paul con Stéphane, Sandro, Piero, i miei pards, Stuart NG libraio americano, Claire Wendling e Christian, suo marito, poi a fine cena ci raghiungerà per il caffè anche Tisselli.
Da Chez Paul incontro di nuovo Laurent Galandon, vedo entrare Hermann, presidente del festival e vincitore del Grand Prix dell’anno precedente, poi ceniamo con una certa velocità e ce ne andiamo a dormire.
In realtà volevo andare al Mercure perché pare ci fosse una festa organizzata da Canal BD, ma evidentemente era quasi finita, non c’era nessuno e per questo sono tornato indietro (poi invece ho spauto che si svolgeva in una sala sul fondo anche se er apiuttosto tardi) , mi sono riunito con i miei Partners e siamo dritti a letto, domani ci aspetta una giornata altrettanto pesante, meglio essere pronti.

Colazione con Lele, quest’anno siamo riusciti a rinverdire il nostro rituale mattutino, poi di nuovo al lavoro.
Come si può notare, le giornate appaiono monotone, ma solo ad una descrizione superficiale, in realtà è un susseguirsi di chiacchiere, complimenti, richieste, apprezzamenti e talvolta anche simpatici scambi di battute tra noi, umili servi della matita con i nostri ammirati lettori.
Sono giornate faticose, ma sicuramente appaganti, il riscontro con il pubblico è sempre importante e ripaga dei tanti sacrifici fatti.
Poi il veloce pranzo, veloce relativamente, perché è già il secondo giorno che mi riprometto di vedere qualcosa e puntualmente me ne manca il tempo, domani lo salto, in modo di andare a cercare qualche libro da acquistare.

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Il fantastico trio : il sottoscritto, Vianello e Tisselli all’opera.

Nel pomeriggio il solito carosello di amici che passano a trovarci, Gradimir Smudija, Matteo Alemanno, il carissimo Shovel, autore conosciuto a Cyclon BD all’isola della Reunion, poi incontro Igort e Bacilieri che sono a pochi passi da me, e incrocio un paio di ragazzi che mi riprometto di vedere in seguito. Poi il clou del pomeriggio, l’arrivo, annunciato da scatti di foto con annesso codazzo di giornalisti o presutni tali, un certo (almeno per me) Jean-Luc Mélanchon, outsider della sinistra comunista che per il momento pare uno dei più accreditati alle lezioni per la presidenza tra gli esponenti del suo partito, si avvicina al nostro stand e, mi comunicano (perché io sono intento a fare dediche e non vedo che del movimento), che il politico si acquista l’intera serie di Hasta la Victoria!, certo, sarà sicuramente una mossa elettorale, studiata con strategica misura, ma a me fa piacere lo stesso, gli firmo i quattro albi (ovviamente non ha il tempo per attendere una  dedica, ammesso che gli interessi, e ne dubito), e poi si allontana giusto il tempo per farsi ritrarre da pronti scatti di foto, mentre sfoglia il primo volume della tetralogia, foto che finisce su “Le Figaro”, solo pochi minuti dopo.

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Ecco qua Jean-Luc Mélanchon che legge con insano interesse Cuba 1957, il primo volume della tetralogia “Hasta la victoria!”.

Ultime ore di foto e allo scoccare delle 19,00 ci fermiamo, bloccando, sul nascere di qualsiasi nuova richiesta di dedica, breve momento di happy hours con prosecco, salatini e noccioline, per festeggiare come sempre l’andamento del festival, e poi di corsa all'”Esperance”, il ristorante dove si può tranquillamente dichiarare sia situata il quartiere generale della Mosquito, visto che quasi tutte le sere ceniamo lì.
Siamo in molti, ci sono i Nemo: Luca, Alice, Francesco e Filippo, poi Stéphane, Piero Ruggeri e poi i Mosquitos’.

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In uscita dal ristorante “l’Esperance”: Stéphane della Colletta, io, Luca, Lele Vianello, Michel Jans, Sergio Tisselli, in basso Sandro Cleuzo, Francesco e Piero Ruggeri.

Colazione veloce con Lele, poi diretti allo spazio dei Diritti d’Autore per incontrare editori spagnoli che facciano al caso nostro, abbiamo delle dritte che poi si risolvono infondate, ma abbiamo dei nomi ed intendiamo contattarli in seguito. Qui abbiamo modo di scambiare quattro chiacchiere con Stefano Piccoli, riguardo all’iniziativa della regione Lazio, che ha portato (per il secondo anno consecutivo, mi pare) gli editori laziali in rappresentanza alla kermesse francese, in un unico blocco e facendo squadra, cosa che per l’Italia dei campanili e dei protagonismi è una rara eccezione. Tanto di cappello a Zingaretti per l’iniziativa, che sicuramente sarà affondata dal successore, rendendo vani gli sforzi fatti finora… pessimista? Forse, ma staremo a vedere, ben felice di essere smentito.
Giornata pesante quella del sabato,  le dediche e la gente sono numerose e facciamo 10-13,00 in un batter d’occhio, sempre amici e conoscenti che passano Alberto Ferraris, che è di fronte a noi con Rackam, Emanuele Di Giorgi della Tunuè, ancora Bacilieri, Sualzo ed altri che dimentico.

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Un paio di dediche, questa sopra data da una bizzarra richiesta.

Avevo deciso di saltare il pranzo ma poi si è fatta viva Zhang, la relatrice di Beijing Magazine che ha coordinato il nostro viaggio dello scorso Aprile e siamo andati a mangiare insieme, è venuta per prendere contatti in loco, ma fatto sta che siamo andati di “salade biquette” e abbiamo saltato nuovamente il giro per stand che mi ero ripromesso.
Long afternoon di dediche, il sabato la mostra, prodiga verso suoi visitatori (ma molto meno verso noi autori), chiude alle 20,00 e noi imperterriti fino a quell’ora siamo stati al pezzo. Poi cena con i Mosquitos con la compagnia sempre gradita e simpatica dei colleghi Vianello e Tisselli, e poi un veloce salto al Mercure, luogo di imperterrite public relations, incontri, strusci ma sopratutto inutili cazzeggi dove la regola è:“mi si nota di più se partecipo o se sono assente?”. Qui incontro nell’ordine Theo Caneschi, Enrico Marini, che mi stupisce ogni volta di più per la sua sincera simpatia, Laura Scarpa, Matteo Alemanno, i Bonellidi: Zaghi, Bonazzi e Genzianella, poi Barbara Canepa, ho modo di salutare il mio editor di Dargaud la sempre simpatica Christel Hoolans, Marco Nizzoli e Massimo Semerano poi, stanco, decido di andare a letto proprio nel momento che la hall del famoso hotel si stava animando riempiendosi degli ospiti che erano nelle canoniche cene, lo so, il mio tempismo non è mai stato al top, ma sono stanco, e alla chiacchiera del “ma tu che fai, sai io…” che a dir la verità ho sempre detestato, ma che talvolta diventa indispensabile, preferisco il piumotto alla tedesca che mi slitta da parte all’altra del letto rincorrendolo, ma che mi accompagna nel sonno dolcemente.
Buonanotte.

Sveglia e partenza col brivido, dopo pochi metri il Van si ferma, il cambio sembra non volerne sapere e passiamo alcuni minuti di panico per l’improvviso imprevisto, poi smuoviamo il mezzo e ripartiamo. L’appuntamento con Lele è per le nove, vorremmo andare in una libreria per sfruttare l’oretta prima dell’apertura degli stand per comprare qualcosa, c’è poca gente in giro, i bagordi e le ore piccole del sabato sera si fanno sentire e le persone deambulano a fatica. La libreria è chiusa e non apre in orario, ma qualcosa riesco ad acquistare lo stesso, ben tre western, un record, forse questa scelta vuol dire qualcosa.
Poi di corvè fino alle 13,30, ma la sorpresa è che arrivano diversi giovani a chiedermi dediche e la cosa mi mette di buon umore, un buon umore che mi porto ancora addosso, l’idea di comunicare ancora con le nuove generazioni mi da fiducia, potrebbero essere due studentesse (che mi temono sì, ma che dubito leggano le mie cose) le due ragazze che mi tempestano di domande e mi ricoprono letteralmente di complimenti, avranno 24-25 anni e sono reali appassionate lettrici, sono tra le ultime dediche, ma sicuramente tra le più gratificanti.
Poi ci riuniamo con i miei pards e salutiamo la metà esatta della truppa: Alice, Francesco e Filippo ( che partiranno col Van nel primo pomeriggio) e ci dirigiamo alla stazione, il treno va atteso ed io nel frattempo mi azzanno un panino di plastica (che ha la comodità di non far bricioli) che gentilmente Patricia (che ha sempre mille attenzioni ed è carinissima), mi è andata a comprare. Incontriamo il Papini, giornalista de La Nazione, che da anni redige una corrispondenza della manifestazione francese, con il quale facciamo qualche chiacchiera, annotando che per lui, veterano delle varie edizioni, questa appare un po’ sottotono rispetto alle ultime (seppur bersagliate dagli attentati) e disquisiamo su confronti e considerazioni. Poi viene annunciato il binario di transito del TGV e tutti ci dirigiamo verso il marciapiede, perdiamo il Papini che si dilegua in meno che non si dica tra la folla in attesa, e prendiamo il treno che risulta piuttosto pieno.
Adesso non ci resta che il ritorno, con attese, salite, cuccette e disagi ai quali dovremo far buon viso a cattivo gioco, ma questi sono i ritorni degli appuntamenti, talmente sempre poco entusiasmanti e relegati a cornice di accadimenti più intensi che finiscono per essere solo contorno, quando, nonostante tutto, sono sempre vita, e cioè la pietanza fondamentale della nostra esistenza.

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