Eccoci qua di nuovo.
Se saltiamo il Gran Fest di Pristina, che era un incontro tra autori a fronte di un’esposizione di tavole per promuovere il fumetto in Kosovo, e quindi qualcosa di diverso dal semplice festival BD o di Fumetto in genere, questa è la mia prima uscita ufficiale per promozione di libri dal lungo letargo causato dal Covid.
L’ultima mia sortita era stata in occasione di BDBoum di Blois nel lontano 2019, quasi faccio fatica a ricordare, poi una sequenza di festival annullati e già programmati e poi tutti annegati nel limbo di un periodo sospeso.
Se torno indietro a quei mesi è curioso pensare a che cosa ci saremmo dovuti adattare e cosa ci sarebbe successo, averlo dichiarato sarebbe sembrata fantascienza o almeno un sicuro spunto per realizzarci proprio un fumetto, e invece è stato tutto reale, fin troppo, e ancora non è finita.
Sono successe talmente tante cose che star qui a parlare di fumetti mi sembra quasi superficiale, perdonatemi, e infatti faccio fatica a ritrovare quell’intensità e quelle convinzioni che animavano il mio spirito d’autore globetrotter entusiasta, e che mi distinguevano nelle mie frequenti trasferte.
I morti, le rinunce, l’isolamento, la DAD, le mascherine, i vincoli, i Greenpass, i no-vax, le polemiche, i politici che fanno giochini come al Risiko, le uscite con mille precauzioni, le contrapposizioni e tutto l’armamentario di questi mesi, mi hanno un po’ depotenziato, hanno ri-gerarchizzato le mie priorità, mi hanno allontanato dall’obiettivo forse per distinguerlo meglio, spero, mettendo in maggiore evidenza le cose su cui focalizzarsi e che probabilmente risultavano sbiadite o in secondo piano.
È avvenuto un cambiamento probabilmente, ma non chiedetemi quale.
Ma non staremo qua a menarcela su quisquilie del genere, oggi dal mite clima della costa Toscana andiamo a gettarci tra le rigide temperature del Nord, dalle previsioni infatti non solo i gradi Celsius andranno vicino allo zero, ma sono anche previste delle copiose nevicate.
Che bello! Faremo a pallate!
Dopo avere sbrigato on-line vari protocolli per l’entrata in Svizzera prima (vado in Francia ma atterro a Ginevra facendo transito da Zurigo) e per il rientro in Italia poi, vere e proprie pratiche burocratiche dal potere deterrente e che complicano ogni tipo di viaggio. Sono partito in una grigia giornata funestata da una violenta pioggia, che si è parzialmente mitigata solo sui marciapiedi della stazione di Cecina, nel momento in cui, facendo capolino un pallido sole, mi ha salutato con un arcobaleno a pieno raggio.
A Peretola l’aeroporto è ulteriormente migliorato, ha un unico punto in cui si percepisce i suoi precedenti e si trova in corrispondenza di una strozzatura dove si passa uno alla volta, retaggio delle dimensioni ridotte dalla nascita. Per il resto le modifiche lo hanno reso quanto meno gradevole alla vista anche se probabilmente piccolo per una città come Firenze, anche se il traffico aereo c’è dea dire che non è così intenso.
Adesso siamo qui a bordo di un A220 mentre i passeggeri stanno prendendo posto nelle rispettive poltrone, e non è che mi ritrovo ad avere qualcosa di intelligente da dire, se non a constatare che a queste latitudini è davvero difficile mantenere un tempo buio e tempestoso, spesso, come adesso, le nuvole si aprono quasi a voler regalare a questa parte di mondo quello spicchio di sole quotidiano di cui pare debba nutrirsi.
Ok, detta la banalità della giornata, non mi resta che constatare quanto l’aeroporto di Zurigo sia piuttosto bello (non ricordavo di esserci già stato, spuntato anche questo nel cartellino delle presenze), ampio, con innumerevoli punti ristoro e Duty Free Shop, con l’eleganza tutta elvetica e ricca dei proventi delle innumerevoli banche, immagino, del resto tutti ‘sti risparmi da qualche parte devono pur essere investiti, perché non nelle loro infrastrutture? Ci sono anche punti piuttosto deserti, ad esempio gli imbarchi sono concentrati nei Gate A, mentre la parte B è totalmente deserta (ci siamo passati all’arrivo), segno evidente che la circolazione delle persone è molto ridotta nei confronti degli standard pre-Covid e l’hanno concentrata in un punto preciso dell’aeroporto.
Sono in attesa per la coincidenza per Ginevra, per adesso passo e chiudo, forse avrò da dire qualcosa a fine giornata.
La partenza da Zurigo per cause sconosciute è stata ritardata per cui sono arrivato a Bellegarde a inaugurazione festival iniziata. Il viaggio dall’aeroporto è avvenuto con Jean, un volontario dell’organizzazione alla guida di una Kia completamente elettrica dal design futuribile, lucine al led e mille optional, anche se non siamo stati capaci di far partire il riscaldamento temo più per incompetenza nostra piuttosto che per difetti dell’auto.
L’inaspettata mostra realizzata alla manifestazione con pannelli che descrivono i mii personaggi e il mio lavoro.
Nel centro Jean Vilar che nel frattempo è stato oltre che ristrutturato anche ribattezzato in Jean Marinet (manchi per qualche tempo e ti cambiano subito le cose sotto gli occhi), le tartine, le vin blanche e i vari appetizers non erano terminati e ho avuto modo di assaggiarne qualcuno, prima di partire tutti in direzione del ristorante.
La serata in compagni di Samantha Cefaliello, Cosimo Ferri, Stephanie Dunand-Pallanz, Andrè Guinard e Sophie Turrel è stato davvero piacevole, e sono finalmente tornato a rinfrescare dopo tanto tempo il mio francese.
Cena a Le pot a Fu con da sx: André Guinard, Stéphanie Dunand-Pallanz, Sophie Turrel, Cosimo F
erri e Samatha Cefaliello.
La notte è trascorsa tranquilla in una camera dell’Hotel La Sorge, centro nevralgico di pernottamenti e ristorazione della manifestazione da sempre, essendo un partner della stressa da che io ricordi.
Il giorno successivo, dopo esserci svegliati con una lieve spruzzatina di neve su prati e tetti, siamo partiti per la consueta corvée, che da un po’ di tempo aveva perso la sua consuetudine, tanto siamo stati forzatamente fermi.
Poi all’orario stabilito avevo il primo lettore in attesa di dedica è abbiamo tirato dritto fino alle 12,30.
La cosa curiosa è stata quella di ricercare quei movimenti automatici di dedica su determinati personaggi, che per la lunga sosta erano stati un po’ dimenticati, accennando saltuariamente così a degli svarioni su piccoli dettagli che non ricordavo più e che riesco a vedere solo io.
Poi, piano, piano tutto è rientrato, ed è stato piacevole ritrovare meccanismi rimasti fermi per almeno due anni e la soddisfazione di avere di nuovo di fronte lettori entusiasti del tuo lavoro e che ti apprezzano per ciò che fai. Avevo dimenticato un po’ la sensazione.
Alle ore 15,00 ripartenza su dedicaces fino alle 19,30, e anche qui rispolverare l’antica tradizione di lasciare lo stand quando i benevoles passano a pulire. Qui a Bellegarde ci sono vecchi amici come Michel Rodrigue, Christian Lacroix, Stéphanie e Sophie, Samantha e Cosimo, in certi casi non sono proprio amici ma semplici conoscenze incontrate in mille altri festival come Pica, in altri addirittura nuovi amici come Marc Jondot, un nuovo giovane e simpatico autore della Mosquito, o Thierry Duranceau e David Barnier.
Poi apertivi all’Hotel la Sorge e successivamente cena e premiazione.
Centro Jean Marinet, il baricentro della manifestazione.
Alle dediche accanto a Marc Jondot.
Alcune scene della manifestazione.
A BD dans l’Ain (così si chiama la manifestazione), la premiazione è un lungo ex-aequo che comprende tutti gli artisti partecipanti, ai quali viene donato una statuina a tiratura limitata di vari personaggi della BD. Questa volta, probabilmente a causa di una nuova uscita della serie Blacksad, le statuine erano tutte uguali, ed io viste le mie innumerevoli presenze sto per completare la collezione.
Adesso sono qui a scrivere prima di una salutare doccia che porti via tutti i residui di stanchezza di una giornata che, fatti i dovuti conti, è stata ben più pesante e lunga di una mia qualsiasi giornata lavorativa.
Per cui, Buonanotte a tutti.
L’aperitivo del sabato sera a l’Hotel Ristornate La Sorge con Cosimo e Samantha.
La mattina ci svegliamo con un manto ancora più compatto della giornata precedente, e continua a nevicare. A me la neve piace, intendiamoci, sono anche un discreto sciatore, ma la detesto quando si frappone, come in questo momento, tra me e la partenza del pomeriggio. Io tra l’altro a Ginevra ho il ricordo di una partenza traumatica, qualcosa come oltre dieci anni fa, al Festival di Evian, dove cadde ben oltre il metro di neve, e per quanto gli svizzeri siano abituati ad eventi del genere, l’aeroporto a mezzogiorno della domenica, chiuse. Slittarono tutte le partenze e persi la coincidenza che allora avevo a Roma, e dovetti partire il lunedì mattina. Per cui il ricordo di quell’ombra funesta cala ancora su quell’aeroporto ogni volta che pe la circostanza si presenta una giornata simile.
Nonostante abbia nevicato la notte, evidentemente non deve aver attaccato così bene, per cui anche se scende copiosa la temperatura deve essere tale che non gli permette di crescere di livello.
Meglio così.
Al centro Jean Marinet, gli organizzatori sono un po’ preoccupati per la possibile riduzione degli intervenuti causa il tempo poco amichevole. Anche se da queste parti dovrebbero essere abituati, e la neve e il freddo sono di casa evidentemente lo stress alberga non solo a casa mia ma è generosamente ripartito ovunque.
Comincio a fare dediche alle 10,15 e terminano alle 12,30 quando ci dirigiamo tutti al ristorante Le pot a fu, il locale dove ogni domenica consumiamo il classico pasto di commiato per chi se ne va nel pomeriggio.
Con Cosimo e Samantha abbiamo instaurato una buona complicità che, per un motivo o nell’altro, a pranzo però non riesce mai a condividere lo stesso tavolo, a causa di disguidi di vario genere, e così pranziamo separati; è un po’ campanilistico, lo ammetto, ma dopo che hai parlato in francese con i lettori per tutta la mattina, hai bisogno di sentire parole amiche e gli italiani finiscono per fare sempre comunella.
“Nathan Never for ever” il musone ci raggiunge ovunque, qui la dedica all’amico Thierry su un albo della collana Glenat 2 et 1/2.
Condivido perciò il pranzo con Michel Jans e ci scambiamo informazioni come una volta facevamo abitualmente, e poi tutti torniamo al centro e ricominciamo per un paio d’ore.
Poi l’amico Jean mi fa segno che è arrivata l’ora della partenza, saluto tutti dopo una bella rimpatriata con amici, colleghi e soprattutto grato per essere rientrato in abitudini che negli ultimi anni erano state un po’ dimenticate.
Con un nuovo modello Kia elettrico messo a disposizione da un autosalone partner della manifestazione, mi avvio insieme al collega Thierry Capezzone (il papà di Petzi), un simpatico autore di chiari origini italiane dall’aspetto bonario e gioviale, ci indirizziamo verso l’aeroporto di Ginevra.
Qui espletiamo le comuni pratiche d’imbarco e ognuno si divide al gate corrispondente.
Adesso devo arrivare a Monaco di Baviera, qui dovrei avere il tempo necessario per la coincidenza, curioso dover andare così a Nord per tornare a Sud, capita in quel bizzarro carosello che talvolta ti propongono le combinazioni più economiche dei voli.
Ma tant’è, devo adeguarmi.
L’unica cosa da sperare che il meccanismo di arrivi e partenze sia rispettato, per rientrare finalmente a Firenze; ad altre possibili combinazioni non voglio neanche pensare.
Per finire, un mio caloroso grazie a tutti gli amici di Bellegarde: alla fantastica Aurelie Turmine che mi ha accudito nell’indicazioni sulle pratiche burocratiche da evadere prima della partenza, la scelta dei voli e la continue attenzioni per tutti durante lo svolgimento della manifestazione, sempre col viso sorridente e con la battuta pronta. A Michel Suro e Thierry Martinet, la vecchia guardia dell’organizzazione con i quali è sempre piacevole chiacchierare e scambiare opinioni (sabato a pranzo è stato davvero simpatico stare insieme), e poi Sébastien e tutti gli altri simpatici benevoles che si sono messi a disposizione per ogni nostra esigenza, e infine Jean, il mio chaffeur sia dell’andata che del ritorno, abile conversatore con un francese preciso e puntuale che è stato come parlare con un amico di Riparbella.
Grazie a tutti!
Stacco.
Piccola riflessione.
Visto il tono dimesso e la scarsità di entusiasmo nella descrizione di questo mio ultimo report: dai, confessatelo e dichiaratelo apertamente, è una palla!
Causa motivazioni che pare si siano esaurite nel tempo, scarsità di gaiezza e ripetitività di situazioni, sto seriamente considerando la possibilità di interrompere non so se in via definitiva, la scrittura di questi report (ammesso che ci siano ulteriori occasioni per farlo in futuro) che in questi ultimi anni mi hanno accompagnato al termine di viaggi per festival e manifestazioni un po’ in tutto il mondo.
Il ripetersi di circostanze, di chiacchiere e di conoscenze per quanto carine possano essere, credo che a mio avviso ultimamente abbiano dimostrato tutti i loro limiti. Penso che se questi dubbi vengano a chi scrive, non riesco a immaginare lo spallamento di chi deve continuare a leggere queste cose, aspettandosi magari di trovare chissà quali curiosità, ma constatando come le cose da raccontare siano sempre le stesse ed io stesso non dica più niente di nuovo.
Se in futuro tornerò su esperienze del genere, e sottolineo SE, sarà per parlare di occasioni specifiche ma non mi dilungherò più su scali, interconnessioni tra aerei, località che si somigliano tra loro o tempi morti e paturnie di questo genere.
Tutto questo ha anche a che fare anche con la mia assenza in questi ultimi tempi su spazi come FB o anche questo, mi verrebbe da dire che sia una latitanza dovuta alla constatazione che non sono più certo che lo sforzo di scrivere, esprimere concetti e opinioni, sia da profondere in questi spazi solo per avere la soddisfazione di vedere apprezzati con dita alzate o faccine sorridenti.
Sto diventando noioso e supponente?
Spero di no, ma quello che vorrei cercare in questo momento non so né dove e né come trovarlo.
Chi vivrà vedrà.
Se ci sarà qualcosa da vedere.