3×1 OFFERTA SPECIALE

3×1 OFFERTA SPECIALE: tre impegni per una settimana. 
Non posso iniziare che da qui, dalla frenesia di questo periodo che non dà respiro e che mi fa girare come una trottola impazzita.
Forse si tratta di pessima programmazione o di trascurata pianificazione, ma vi garantisco che capita, capita anche perché come un’ineluttabile Legge di Murphy, quando avete mille impegni dai quali non riuscite a venirne fuori, è matematico che ne escano altri a complicarvi ulteriormente la vita.
Non succede mai il contrario.

GRENOBLE BD
Dopo un anno in cui ho saltato la mia partecipazione alla manifestazione, a causa dell’assenza di novità editoriali, torno a Grenoble, la città del mio editore.
Non ricordo più il numero delle partecipazioni, ma anno più o anno meno credo siamo vicini alla decina, se non addirittura la superiamo.

Affiche.Grenoble.2015Il manifesto della manifestazione.

Una piccola lezione di mnemonica involontaria, non so se si definisce così, di fatto l’ho vissuta in questo modo.
Una dei protagonisti del mio prossimo lavoro, si chiama, o meglio, l’ho chiamata Cécile Maurissac de la Chartrèuse, una cortigiana al servizio di Richelieu. Contento di aver trovato un nome originale quanto credibile, mi convinco di avere una talento inaspettato sull’attribuzione dei nomi di finzione. Ma mentre mi avvicino a Grenoble, mi scopro a leggere, su uno dei molti cartelli pubblicitari turistici della regione, a bordo dell’autostrada: “Massif de la Chartrèuse”(nome proprio del massiccio che, proprio in controluce ed in lontananza, si staglia nel panorama sul fondo della valle) ora, pur non ricordando di averlo mai letto, ma essendo passati su quell’autostrada innumerevoli volte, evidentemente la mia memoria visiva lo aveva invece registrato, salvo rigettarlo fuori nel momento dell’attribuzione del nome al personaggio, in pratica credevo di essere stato creativo ed originale, quando invece lo avevo semplicemente trafugato da un contesto reale.

Le cose sono cambiate anche a queste latitudini, vuoi per la crisi che ha falcidiato anche oltralpe alcune iniziative (La Foire de Primetemps, manifestazione all’interno della quale era inserita la Cinq Jours de la BD di Grenoble), vuoi per la latitanza di partners e finanziatori vari, così che negli ultimi tempi gli organizzatori hanno dovuto rivedere location e benefit della manifestazione al ribasso e facendo a meno di molte cose. L’anno scorso ad esempio era stata organizzata all’interno di un prezioso ed imponente museo, ma lontana dalla struttura dell’Alp Expo, all’interno della quale era allocata da anni, quest’anno inserita invece in una delle mense universitarie della città, in un contesto, c’è da dire, di altro respiro.
Altro percorso, altre dinamiche d’arrivo, nuovi itinerari, cerca il parcheggio, trova la camera, ma alla fine con un semplice viaggio di sei ore e un quarto, c’è la siamo cavata.

Dopo un paio di ore trascorse parlando con Elisa, collaboratrice della casa editrice, arrivanoMatteo Alemanno e Paolo Eleuteri Serpieri, entrambi provenienti dal Saint Exupery di Lione.
Nell’attesa per la cena con Matteo e Paolo abbiamo conversato animatamente sui nostri argomenti preferiti, Matteo poi è un interlocutore interessato, simpatico e coinvolgente, lo ricordavo bene, ma è stato piacevole scambiare opinioni con lui su tutto, condividendone spesso considerazione e conclusioni.
Poi un salto ai Petit Lac, un ristorante vicino a Saint Egrève, dove a fine cena arrivano ancheMichel Jans e Lele Vianello, provenienti da Algeri, ed anch’essi si uniscono alla già nutrita comitiva, a conclusione della serata gli italiani (con la presenza di Lele Vianello,  ma con  l’esclusione del sottoscritto, assolutamente incapace di strimpellare qualsivoglia strumento) armati di chitarre si sono cimentati in un terzetto musicale improvvisando brani blues (specialità di Paolo, orami lo sappiamo), oltre che al l’interpretazione arbitraria e personale di Lele di alcune ballate italiane.


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Il trio di chansonniers italiani, tra blues e ballate interpretate da Lele con rara personalità, nell’ordine: Lele Vianello alla chitarra classica, Paolo Serpieri alla chitarra elettrica e matteo Alemanno al basso, tutto unplugged ovviamente.

Il pubblico ha gradito, un po’ meno i ristoratori, che hanno visto allungarsi il loro orario d’apertura.
Rientro in albergo e nuovo stazionamento all’esterno per nuove chiacchierate, protrattesi fino alle tre.
Il nostro del resto è un lavoro da misantropi, siamo sempre soli, con le nostre matite, i fogli e la nostra fantasia, quando ci incontriamo, evidentemente facciamo valere quel bisogno di condivisione e di convivialità, che nella prassi quotidiana c’è un po’ più precluso, e finiamo sempre per esagerare.
Ma è bello così.

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Tutti al lavoro…io no, in un momento di rara rilassatezza, alla faccia di chi era in fila. Chissà che cosa mi stavano facendo leggere.

Il sabato inizio lavori.
Gli autori, anche i francesi, molti dei quali generalmente arrivano il sabato mattina ci sono, più o meno tutti, il gruppo è nutrito, c’è Keramidas, l’amico Xavier Delaporte e François Corteggiani, Wasterlain, il brasiliano Roosvelt e per l’occasione anche la giovane e talentuosa illustratrice cinese Zao Dao, anch’essa appartenente alla scuderia Mosquito.
Colazione presso il centro e poi dopo un breve saluto tra colleghi iniziamo il classico tran-tran di dediche fino alla pausa, il gruppo dei quattro italiani a stretto giro di gomito  e via fino all’una, poi via al ristorante Saint Nicholas, dove consumiamo un gradevole pasto.
Poi ancora via, tra una chiacchiera e l’altra fino alle 19,00…. Non vorrei sembrare noioso, ma è così che abitualmente si sviluppano le nostre corvée ai festival, mangiamo e disegnami, non abbiamo tempo per altro.
Poi cena al Phnom Phen, un ristorante cambogiano dove ricordavo già di esserci stato in una delle prime edizioni, ottima cena a base di involtini fritti e riso condito con svariate pietanze.
Non paghi della cena, uno sparuto gruppo al rientro in albergo (i quattro italiani con Le Hir eWasterlain) si dirige verso l’ultimo bicchiere della staffa, ma Grenoble pur di sabato sera non offre, almeno in quel quartiere, una grande scelta di locali, per cui siamo costretti ad allungare la camminata per cercarne uno. Ricca bevuta a base di birra, con inclusa un’imprevista breve “lezione” di Serpieri sulla costruzione anatomica di un bel paio di glutei, che mette tutti d’accordo sul l’importanza del culo nell’economia generale dell’estetica anatomica del corpo umano femminile, e poi tutti a letto. La sera precedente abbiamo fatto le ore piccole e abbiamo dormito poco, almeno io, ho bisogno di recuperare riposo e forza per l’ultimo giorno.

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Il bicchiere della staffa del sabato sera, da destra: Vianello, Serpieri, Alemanno, Le Hir, Wasterlain ed il sottoscritto.

Domenica tranquilla, veloce colazione e poi diretti al tavolo di dediche, io partirò nel pomeriggio e alla fine ci sono sempre le dediche per i benevoles, che si lasciano per ultimi ma, alla fine, sono quelli che più meritano la dedica, per il lavoro e l’impegno che mettono nella manifestazione.
Dopo il pranzo torno al tavolo delle dediche per onorare una promessa fatta ad un lettore prima della pausa, ma arrivo e ce ne trovo altri tre che aspettano, purtroppo non posso permettermelo, rischio di partire tropo tardi e devo rinunciare a fargli la dedica.
Una volta terminato l’ultimo però, arrivano i volontari, e a loro è impossibile dire di no, e per l’esattezza la mitica Zaza, Manuel e Jacques che, con la solita nobiltà, si ripropone di farmela fare alla prossima occasione (non dovrà attendere molto, la prossima settimana sono a Basillac, o Colomiers) appunto, saluto tutti come se me ne andassi e vado nel locale sottostante per finire le dediche. Una pantomima utile per non creare ulteriori illusioni o una pessima figura verso quelli ai quali non ho potuto farla.
Partenza alle 15,45 e come un metronomo arrivo senza patemi poco prima di sei ore dopo, dopo avere utilizzato in tutta la sua comodità il Bluetooth dell’automobile, parlando con amici e sentendomi un po’ meno solo.
La prossima settimana direzione Basillac, siamo nella zona del Bordeaux, se non ricordo male…si riparte, e siamo solo all’inizio.

WORKSHOP A LA FABBRICA DELLE STELLE

In occasione dell’inaugurazione della nuova sede dell’Accademia Nemo a Calenzano, denominata “La Fabbrica delle stelle”, i miei soci hanno stabilito che l’inaugurazione coincidesse con un workshop dal titolo “Raccontare con le immagini” realizzato dal sottoscritto, un privilegio di cui gli sono molto grato.

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Il nuovo spazio dell’Accademia Nemo a Calenzano, denominato la Fabbrica delle Stelle.

Reimposto lo schema dei miei workshop (ogni volta deve essere adattato alla circostanza) e mi faccio trovare pronto, del resto mi aspettano circa 150 ragazzi anzi, circa 300, visto che sono due turni, molti dei quali saranno sicuramente del primo anno, e quindi c’è anche necessità di fare non solo una bella impressione, ma questa potrebbe anche condizionarli per il futuro.
Lascio per un giorno il mio tavolo da lavoro, che s’irretisce ogni volta che mi allontano, consapevole di tutto quello che devo fare, per andare a Firenze.

Ma io non sono soltanto il “relatore” del workshop, sono anche uno dei soci, un lavoratore della società, perché non ci si deve mai dimenticare che questo è passione sì, ma anche lavoro, e neanche trascurabile e, giusto per ottemperare a questo, la sera mi sposto tutte le 150 sedie che compongono il parterre della sala eventi, mentre gli altri soci le dispongono, fanno il check audio, e finiamo di mettere a punto l’intera struttura ultimando i dettagli.
Il risultato è che andiamo a dormire alle tre, il massimo per uno che la mattina dovrebbe essere fresco come una rosa e pimpante come un grillo.

Anche se può non sembrare così, io tendenzialmente sono un timido, ma oramai posso dire che sono piuttosto abituato ad affrontare il pubblico, ma ogni volta riesco sempre a non rilassarmi, per questo mio maledetto carattere che m’impedisce di programmare i miei incontri con scalette precise ed ordinate, mentre ogni volta sono sempre dettate dall’esigenza, che non si sa bene da dove arrivi, di improvvisare.
Non ho più neanche voglia di psicanalizzarmi per conoscerne i motivi, tanto è tempo perso, anche se una ragione, recondita e nascosta, da qualche parte deve pur esserci.
Ma grandi patemi, in verità non ci sono, anche se c’è da dire che trovarsi di fronte tutte quelle facce che ti guardano e si aspettano da te chissà che cosa, fa sempre un certo effetto.

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Il pubblico del mio workshop, il mattino ed il pomeriggio.

Il Fumetto è materia mia, oramai lo conosco nelle sue più recondite dinamiche, parto come sempre da un’analisi del mio percorso personale per agganciarmi, improvvisando, ai vari argomenti, cercando sempre di mantenere un fil rouge che li colleghi.
Sembrano interessati. Bene.
Non è facile immaginarmi quanto ciò che si dice può essere recepito come interessante, quando l’argomento lo conosci così bene, quando ne hai parlato così tanto e in così tante occasioni, hai l’impressione di ripeterti all’infinito ed il terrore che dalla sala qualcuno si alzi e dica: – Ma no, ancora…..!
Per fortuna non è così, e non è così per una semplice quanto ovvia ragione, gli astanti cambiano in ogni occasione, sono diversi e sentono quello che hai da dire per la prima volta. Semplice no?
Ma io continuo ad avere sempre lo stesso timore ed a domandarmi se anche Umberto Eco, nelle sue conferenze, ha le mie stesse paturnie.
Chissà perché, sono propenso a pensare di no.
Comunque sia fila, fila tutto molto liscio, mi sento a mio agio, strappo come al solito qualche risata, riesco ad interessarli, e finiamo lisci come l’olio fino alle 13,00.

Pranzo all’American Diner 1950, è il più vicino anche se nel menù devi scegliere sempre trahamburger, burritos, nachos ed enchilada, ma io nonostante tutto riesco a trovare un’insalatina (devo stare leggero, il pomeriggio ho la seconda tranche) non una normale ovviamente, almeno un elemento esotico deve esserci, e così mi mangio un trittico composto da mozzarella pomodoro ed avocado, in un patriottico tricolore che esalta il mio nazionalismo.

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In piena trance gesticolante da performer navigato.

Il pomeriggio stessa canzone ma con le inevitabili variazioni dettate dalla mia improvvisazione. Riconosco nella platea amici comuni che sono venuti a sentirmi, mi fa piacere, vuol dire che nei loro interessi non ci sono soltanto gli artisti della Pixar, Dreamworks o Disney che hanno partecipato alle nostre edizioni ed ai nostri workshop, ed è normale che destino un inevitabile interesse, ma anche il fumetto, nella sua anacronistica attualità, smuove ancora una notevole curiosità.
E sono quelli gli ascoltatori che temi di più, perché loro non ti vedono con quell’area con cui magari t’immaginano gli allievi, loro ti conoscono nel cazzeggio, nella semplice mediocrità nella quale, ognuno di noi, è comunque immerso nella sua vita.
Ma pare siano rimasti soddisfatti pure loro, e questo mi fa piacere.
Sono morto, ma ho finito.
Ci aspetta una cena a base di costatine in salsa barbecue, ma io desidero il letto come un cammello la prossima oasi dove dissetarsi.
Ma anche questa, è andata.

BASILLAC

Intravediamo la fine del tunnel.
Giusto per dare un’idea però, si deve constatare che, tra l’arrivo da Firenze (ore 9,32) e la partenza per Bordeaux (ore 8,45 del giorno dopo) neanche 24 ore a casa.
Mia moglie è una santa, è sicuro, al mio ritorno farò richiesta al Vaticano ed inoltrerò la domanda di beatificazione, le motivazioni sono più che valide, voglio vedere se hanno il coraggio di rifiutare, il miracolo è sotto gli occhi di tutti e verificabile: un matrimonio che ancora sta in piedi, nonostante tutto.

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L’affiche del Festival realizzato da Willem, e il depliants che pubblicizza l’evento con gli autori invitati, oltre la quarantina.

Svegliato da una pioggia scrosciante e rombi di tuono, mi avvio all’aeroporto di Pisa, il tempo però ha già sfuriato la sua rabbia e mi permette di arrivare con relativa tranquillità, un po’ troppo in anticipo per avere confuso l’orario d’imbarco con quello di partenza ma, vabbè, in queste occasioni l’Ipad ci aiuta, ci fa compagnia e mi permette di scrivere questi post, che in un periodo come questo sarebbero impensabili da concepire.

Arrivo tranquillo, l’aereo è in perfetto orario, mezzo vuoto e ce ne sonnecchiamo tranquillamente per l’intera tratta. A prenderci c’è Jean-Jacques, quello che scoprirò essere il tesoriere dell’associazione organizzatrice, ed insieme ad un autore francese ci facciamo le due orette di macchina che ci separano dall’aeroporto di Merignac alla Dordogne che ci ospita.
È ora di pranzo che ci viene offerto nella location della manifestazione insieme agli altri autori già arrivati, un cordiale saluto agli organizzatori Robert e Matthieu, che ricordavo benissimo, poi ritrovo con piacere Regis e Marithè, due amici molto cari che già avevo conosciuto nella precedente mia venuta a Basillac, come sempre sono gentili e accomodanti, come vecchi parenti che non vediamo da tempo. Qui ho modo di conoscere Yoon Sun Park una simpatica coreana e la spumeggiante Elyon’s (abbreviazione di un nome ben più lungo ed altisonante), una giovane camerunese che si è prodotta attraverso un sito di crowfounding il proprio volume con il supporto, afferma, di oltre 40.000 utenti, è un tipo solare e simpatico, di quelli che lasciano sempre un segno al loro passaggio, è reduce da una serie di incontri per vari Festival e proseguirà anche dopo Basillac.
La ritroveremo, sicuro.
L’hotel lo ricordavo bene, si chiama l’Ecluse (la chiusa) anche se ha un cigno come simbolo, ricorda le vecchie costruzioni francesi del ‘600, gli scorre di fronte un fiume dalle acque trasparenti ed immerso nel verde e ad una cinquantina di metri sempre di fronte, una costruzione (la chiusa appunto), che fa tanto Francia, immerso nella bruma e dall’architetturaagèe. Una particolarità dell’albergo è il suo sistema di sicurezza per le auto parcheggiate, un’oca gigantesca che, per tutto il giorno staziona nello spazio del parcheggio e, si dice, che alle auto che conosce non permette a nessuno di avvicinarsi, sfiata e frulla le ali come minaccia salvo, poi assalirti a beccate.
La saluterò cordialmente ogni mattina, ma me ne sto alla larga, ha lo sguardo che non mi convince.

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L’albergo e sotto la chiusa che gli da il nome “L’Ecluse”.

Pomeriggio in hotel a trafficare con connessioni wifi e controlli dal web, mi ero ripromesso di realizzare un disegno, e per la precisione i risguardi interni del mio prossimo libro, visto la penuria di tempo che ho, ma l’ubicazione scellerata del tavolo (inserito tra il muro e l’armadio e sotto la mensola che sostiene la televisione, nell’angolo più buoi non solo della stanza, ma dell’hotel intero, e senza possibilità di attacco lampada) della camera finisce per sabotare definitivamente questo mio generoso proposito.
Po nuovo nella sala espositiva dov’è si presenta l’ospite d’onore, quest’anno è Willem, autore satirico dalla penna insolente, che è scortato da quattro guardie del corpo della Suretè, perché facente parte dei collaboratori di Charlie HEBDO.
È un uomo vicino all’ottantina, tranquillo e serafico, capelli lunghi e baffi bianchi, occhi chiari da nordico, una vita a fare il bastian contrario ed a scrivere quello che pensa, fatto di quella serenità tipica delle persone che non devono più dimostrare niente a nessuno, e quindi ha un comportamento naturale e diretto, semplice e sincero. L’incontro, mediato dall’amico Francis Groux (uno dei cofondatori del Festival d’Angouleme) trascorre tranquillamente, nel frattempo arriva da Bordeaux anche Lele Vianello, ed alla fine tutto ci dirigiamo verso il buffet organizzato all’interno della Sala delle Feste. Finiamo di fronte all’ospite d’onore e consorte, e l’impressione ricevuta durante l’incontro si rivela confermata, è una persona diretta, simpatica e conviviale, i due vivono in Bretagna su un isola, lei è norvegese mentre Willem belga e tra loro parlano in olandese, un condensato d’europeismo in pillole, lui è pieno di attenzioni verso la moglie che a fine serata registra una ciucca di quelle bibliche, preannunciata già da un appannamento degli occhi precedente che già lasciava presagire il finale.

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L’adorabile coppia Willem sullo sfondo, Lele Vianello ed il sottoscritto in primo piano.

Poi accanto a Lele si siede Philippe, uno dei volontari dell’associazione, ha conosciuto Hugo Pratt, dice di averlo incontrato ad Angouleme molti anni fa, Lele gli dà spago e lui comincia a spiegare le traversie della realizzazione della statua di Corto Maltese, dei finanziatori, dei sindaci che hanno rinunciato a sponsorizzarla e va avanti fino a perderci completamente per strada, io non capisco più niente nel suo francese biasciato, poi capisco che il biasciato dipende dagli ettolitri di vino che ha bevuto, è ubriaco perso anche lui, e la pantomima di Lele per assecondarlo è da antologia. Io faccio finta di guardare da un’altra parte, altrimenti gli rido in faccia, poi se Dio vuole è l’ora di andarsene a letto, ci alziamo e lo lasciamo lì, sempre a biasciare…
Finalmente all’uscita conosco quella ragazza bruna che mi aveva salutato all’interno dell’auditorium mettendomi in crisi, perché non ricordavo di averla mai vista.
Ora, a dire la verità capita spesso che le persone mi salutino senza che io riesca a collocarne il ricordo nella memoria, ma questa volta la situazione mi sembra davvero preoccupante, niente si smuove nel mio archivio personale ed il volto è inedito.
Poi scopro l’arcano, lei è l’autrice tunisina Gihen Ben Mahmoud che vive a Brescia e viene perciò dall’Italia, mi avevano parlato di un autore tunisino (ed infatti credevo fosse maschio), ma avevo rimosso l’indicazione, mentre lei evidentemente, oltre ad avere avuto le stesse informazioni, si ricordava o mi aveva visto nelle foto degli ospiti.
La giornata si può dire finisca qui.

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La sede della manifestazione, ancora intonsa.

Sabato di corvèe: si parte dalle 10,00 e si arriva fino alle 13,00 senza un minuto di sosta, poi si riparte alle 15,00 fino alle canoniche 19,00… E c’è da dire che noi non saltiamo mai una dedica e ce la facciamo sempre fino in fondo, per intero.
Il problema non è questo, siamo qui per fare quello che facciamo e non ci lamentiamo, il fatto è che siamo all’ingrasso passiamo dalla sedia della postazione delle dediche a quella della sala da pranzo, ci ingozziamo e poi ci risediamo senza soluzione di continuità…certo, -Mangiate meno, mi potreste dire!- ma è vero anche che il pranzo ed il “mangiare” in genere sopperisce a quella mancanza di “libertà” che ci fa vivere quel momento come una sorta di zona franca, e quindi spesso esageriamo nel goderci la circostanza.
Risultato: il pomeriggio è sempre più critico della mattina per conseguenze digestive.
La sera di nuovo nel salone delle feste, ma questa volta serviti a tavolo e, posizionato su quello che dovrebbe essere il palcoscenico, c’è un televisore che verrà sintonizzato in seguito sulla partita Francia-Nuova Zelanda, per i quarti finale del campionato del mondo di rugby, sport che da queste parti è più apprezzato e popolare del calcio. Ma prima un piccolo cadeauxper tutti, una collezione di terrine di fois gras ed altro prodotto in zona che, come la volta precedente, saremo costretti a lasciare ad amici in loco, perché è impossibile portarle con noi in aeroporto.
La serata tra una portata e l’altra, e sono tante, scorre vedendo la Francia che le prende di santa ragione: “Umiliati!” titolerà il giornale locale in prima pagina il giorno dopo, mi dispiace per i cugini, ma evidentemente gli All Blacks sono troppo forti, e stravincono con un gigantesco 63 a 13.
Ma la cena è buona e, vuoi perché lo spirito della sconfitta nel rugby non è così drammatico come nel calcio, vuoi perché la cena a base di specialità locali è gustosa, la serata prosegue tranquilla fino alla sua naturale conclusione, poi la stanchezza prende il sopravvento ed al primo che si alza seguono tutti gli altri in ordine sparso, quasi che tutti aspettassero il via.

La domenica stessa musica, la giornata parte grigia ma poi il sole riprende il sopravvento baciando con i suoi raggi l’intera durata della manifestazione, e in questi casi non si sa mai se è un bene o un male, la pioggia consiglia ai potenziali visitatori di passare la domenica “al chiuso”, mentre il sole induce alle passeggiate ed alle gite fuori porta, vai a sapere…
Ma l’intera mattina trascorre tra le dediche come la precedente, l’affluenza è nella media del sabato anche se, come di consueto, la domenica si aspettano più le famiglie che i veri appassionati.
Pranzo tranquillo e breve passeggiata con Lele, ci siamo riproposti di smaltire il pasto ed agevolare la digestione, parliamo del più e del meno anche se l’argomento che ci riporta a noi sono evidentemente le passioni e le esperienze comuni.

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La chiesetta di Basillac.

Ma Lele è sempre una bella compagnia, un cordiale conversatore, tranquillo e mai invadente, un attento ascoltatore e fare quattro passi con lui è sempre un piacere.
Al tavolo ci attende una bella fila di lettori, e ripartiamo.
Ma intorno alle 17,00 sembrano scomparire tutti, piano, piano la sala si svuota, indicativo segnale della fine della kermesse, nel frattempo già diversi autori ci hanno salutato, in partenza per il rientro e i volontari cominciano a ripulire, smontare ed impacchettare tutto il materiale della manifestazione.
Noi terminiamo così il pomeriggio dopo avere salutato amici e volontari che ci hanno tenuto compagnia e agevolato in ogni nostra richiesta e desiderio come meglio non potevano. Augurandoci una nostra prossima venuta veniamo portati in albergo, i reduci rimarranno a cena qui dopo avere avuto le necessarie istruzioni per le partenze del giorno dopo, scaglionati in base al l’orario dei relativi mezzi di trasporto.
Ceniamo tutti insieme, il nutrito gruppo di italiani, con Elisa, la redattrice di Mosquito in accompagnamento all’autrice cinese Zao Dao, Ning Wang agente e coordinatore di molti autori cinesi in forza alla casa editrice, Gihen e alla fine si unisce a noi anche Elyon’s.

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Lele ed io in compagnia dell’illustratrice cinese Zao Dao, incredibile talento di venticinquenne che brilla di luce propria, ma che non conosce una parola né d’inglese né di francese, per cui ci sorride con dei mugolii rassicuranti, ma difficili da interpretare.

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Borel, in una dedicace del mio ultimo lavoro: Voodoo Serenade.

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Gruppo di amici e colleghi nel finale di giornata: Robert, Matthieu, Ning Wang, Gihen, io, Marithé un autore francese, Zao Dao, Lele, Elisa Bay della Mosquito, e due autori spagnoli, Altarriba e Keko.

La mattina partenza insieme a Gihen simpatica e battagliera autrice tunisina che si è auto prodotta un albo ed adesso ne tenta la commercializzazione attraverso festival e occasioni disparate, ma forte di un’energia ed una determinazione invidiabili, abbiamo la stessa meta: l’aeroporto di Merignac, ma differenti orari.
La partenza è in orario, le 12,00 sono dichiarate e alle 12,00 il volo Volotea si muove dalla sua area.
Adesso siamo qui, tranquilli che smanettiamo sul nostro IPad, con un sole invadente oscurato solo dalle tendine, il viaggio è terminato e il nostro piccolo report è d’obbligo, ma mancando il tempo materiale e siamo costretti ad ottimizzare il tempo.

Adesso ci aspettano una decina di giorni di relativa tranquillità, poi si riparte, ci aspetta un Novembre che sulla carta sarà di fuego, Lucca di mezzo e poi altri due Festival, sorvolando con tutto quello che ci sarà nel mezzo, meglio prendersela tranquilla.
Se ne saremo capaci…

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