Così pare sia denominata la Lucca Comics&Games di quest’anno, non chiedetemene il motivo, non lo conosco e neanche mi interessa saperlo.
Dopo qualche anno da visitatore, mi ritrovo nuovamente nei panni se non di un protagonista (ce ne sono troppi e tutti più importanti di me), almeno da partecipante attivo.
Felice? Non direi, semmai tranquillo e sereno, senza false aspettative o vane illusioni, piuttosto consapevole di dover fare del mio meglio per promuovere “Mimbrenos”, il western realizzato ormai quasi sei anni fa, ma che è riuscito a vedere la luce soltanto nel 2025. Tanto per dire che fatica oramai si deve fare per vedere realizzato quello che già in altri paesi (almeno quattro), è già stato fatto da tempo. E vabbè!
Martedì 28
Prendo il treno delle 16,35 e in poco meno di un ora e 45 dovrei essere a Lucca. Il vantaggio di partire il giorno prima, a parte il disagio dell’anticipo, evita però il casino dell’afflusso del primo giorno, dei treni speciali, le code e gli intasamenti ovunque, e alla fine va bene così.
La casa editrice Cosmo mi ha prenotato due notti a Lucca, compresa quella di stasera, di martedì, ma purtroppo non quella del giovedì notte, utile per poter essere qui anche il venerdì (per ottenere un tris di giorni di permanenza utili per promuovere al meglio il libro), ma siamo riusciti ad ovviare all’inconveniente. In effetti mi sembravano più giusti tre giorni, lasciando volentieri invece i festivi, carichi soltanto di curiosi, cosplayers e gitanti, utili a riempire strade e piazze, ma molto meno inclini ad invogliare gli acquisti.
Ho telefonato perciò all’amico Riccardo Moni chiedendogli la disponibilità per il martedì sera, detesto mangiare da solo quando sono nel luogo preposto a parlare dell’argomento che ha impregnato gran parte della mia vita. E Riccardo, con gentile disponibilità, ha risposto.
Il tragitto dalla stazione a San Romano dove ho la camera, mi fa attraversare piazza Napoleone, dove, febbrilmente e sotto la luce dei neon si appongono gli ultimi ritocchi agli stand e si scaricano pallets di libri, tra furgoni fermi e muretti a lavoro.
La febrile messa a punto degli stand del martedì, giorno antecedente all’apertura.
Per molti di questi espositori la serata sarà ancora lunga.
Dopo aver fatto il check-in al B&B preposto al soggiorno, e intavolato un’immediata chiacchierata con il gestore dei locali, anch’esso appassionato di fumetti, ho telefonato a Riccardo, e per cominciare con il piede giusto, ci siamo fatti un aperitivo in piazza del Giglio.
Col biglietto sull’IPhone, riusciamo ad entrare nel padiglione Giglio dove gli stand sono ancora in via di allestimento, incontro Fabio Celoni che si sta sistemando il suo, e poco distanti Piero Ruggeri e Francesco Barbieri che stanno montando le vele del loro stand per le commissions. Sono habituè di fiere e mostre e sono una coppia ormai di fatto, sia per l’amicizia che per affinità elettive e per somiglianza fisica. Abbiamo deciso che mercoledì sera andremo a cena insieme, e così tutte le sere sono impegnate, salvo…
Poi alle 20,40 ci siamo avviati al ristorante da “Francesco” dove abbiamo trovato Silena (la figlia di Riccardo), Umbertino, appassionato lettore e vecchia conoscenza di dediche, ed un altro conoscente di cui mi dimentico colpevolmente il nome.
La cena trascorre piacevolmente parlando di un argomento stranamente comune: il fumetto, pensate un po’. E mi ritrovo così, di getto, a dover parlare di cose che mi sembravano lontane, salvo avvicinarsi nel momento in cui la condivisioni delle passioni aiutano ad acuire gli interessi e le curiosità e, in un batter d’occhio, ci ritroviamo a mezzanotte.
Poi, ovviamente, prima di andare a letto, l’obbligo del mio report. Poco importa quanto ci vuole a scriverlo, è un impegno irrinunciabile, anche se sono sicuro che ripeterò le stesse cose degli anni passati, con la speranza che le persone non le ricordi o e che, nei dettagli, scoprano qualcosa di diverso. E se non sarà così, pazienza.
Buonanotte!
Mercoledì 29
Scusate il bisticcio di parole, ma mi sveglio prima della sveglia, emozione direte voi, no, semplicemente la luce che filtra dalla finestra non aiuta il mio già esile sonno. Ma va bene così, posso iniziare quei quotidiani riti di inizio giornata che si susseguono abitualmente con una ritualità quasi sacra. Stamani ho un’intervista alle 9,00 al bar davanti allo stand Bonelli, e subito dopo l’inizio della sessione di firme.
Colazione con un cappuccio di avena (non avevano la soia), e poi le ultime rifiniture. La giornata è bella, anche se anticipa quella peggiore prevista l’indomani, per cui la cosa migliore è godersi la luce di un cielo terso che illumina la mattinata. All’uscita dalla camera, al buio, seduti sul divano del piccolo atrio prospiciente alle camere, ci sono Federico e un suo assistente dello stand. Mi fanno quasi paura. Li ho visti all’ultimo momento. Federico mi da pass e braccialetto, e sono pronto così per entrare allo stand.
Mi avvio verso piazza Antelminelli, e mi dirigo verso il bar “Undici undici”, é qui che ho il rendez-vous con gli amici degli “Gli Audaci”, un sito di fumetto che mi aveva già intervistato anni addietro anzi, che in occasioni dell’uscita de “Gli anni migliori”, mi aveva assegnato un premio come migliore libro di Lucca di quell’anno, e cioè il 2018.
Pensate un po’, neanche lo ricordavo.
È una simpatica chiacchierata sul fumetto, un rito che continuerà senza soluzione di continuità per tutta la giornata. Vi giuro, da non poterne più. Per carità, non fraintendetemi, non mi sono mai sottratto con chiunque mi coinvolgesse in un discorso, ma vi garantisco che, a fine giornata ho detestato anche il solo suono della mia voce e qualsiasi cosa che dicessi.
Poi allo stand, dopo anni, a fare dediche. E, come spesso accade e come sempre mi auguro, ho iniziato alle 10,00 e fino alle 12,30 è stata una dedica continua con scambi con ogni lettore che ho incontrato e che mi ha dimostrato l’affetto e la stima di chi apprezza il tuo lavoro.
Una veloce chiacchierata con Daniele Serra, un bravo è validissimo giovane autore presente allo stand che, senza indugiare, invito alla cena della sera.
In postazione.
Poi, nell’intento di attraversare l’intera struttura Napoleone, ho incontrato Maurizio Di Vincenzo, Valerio Piccioni e Giuseppe Matteoni in uno stand commissions, e Pasquale Ruggero della Magic Press (oramai interamente manghizzata) con cui ho scambiato opinioni e convenevoli.
Poi di corsa a piazza Anfiteatro dove Michele Medda and family mi stavano aspettando per il pranzo, una piazza -un tempo abbastanza isolata ed oggi, quasi come ogni altra occupata installazioni- dove al centro svettava incubo nero come quello della Mecca dove, dopo una serie di serpentine, i pochi avventori che ci si avventuravano, venivano inghiottiti all’interno delle sue viscere. Un ora e mezza di conversazione e un pranzo leggero (oramai sono completamente padrone dei miei istinti animali), e poi il rientro allo stand.
Si riparte, dediche a go-go. Tutte inframezzate con dialoghi sul medium comune (ma va’?) e si va avanti fino alle 17,30 dove, di fronte alle ultime due dediche, gli amici che me le chiedono (perché a un certo punto i lettori che acquistano ogni cosa che nella tua prorompente carriera professionale, acquistano ogni singhiozzo che fai, come li vuoi chiamare? Lettori? Questo sarebbe minimizzare e mancargli di rispetto) nella loro pietosa magnanimità, mi propongono di posticipare al giorno dopo. Loro ci saranno, io ci sarò: accetto la proposta.
Sono di nuovo tornato libero. Decido di fare un giretto tra gli stand, come gli ultimi anni, lo spazio tra gli spazi espositivi è aumentato e si creano meno ingorghi (aspettiamo comunque a vedere domani, visto che promette pioggia), incontro Carlo Bazan allo stand “Segni d’autore”, mi ferma Langetta delle Edizioni Vollier. Continuo il giro. Sbircio un po’ ovunque, c’è gente ma si circola con una certa comodità, mi imbatto in case editrici sconosciute, di fronte a me, paccate e paccate di libri e titoli di ogni sorta, ma stand dove ad acquistare non sono molti, in qualcuno gli occupanti all’interno parlottano tra sé con nonchalance. Del resto è il primo giorno, si dicono.
Esco e vado al padiglione Giglio, ridotto a pur sempre abbastanza vitale. È occupato solo dagli autori, sono tutti spazi autogestiti: c’è Fabio Celoni, Luca Mottura, Gabriele dell’Otto, Simone Bianchi, lo spazio di Max Frezzato, dove dovrei essere ospite venerdì mattina e qualche venditore di originali: Pietro Alligo e Giuseppe Bazzana.
Fatti i conti, pr la cena ci ritroviamo in sei, siamo troppi e chiediamo se c’è posto per tutti e da “Francesco” (che non è il solito del giorno precedente), ma decidiamo che alla peggio ci stringiamo. Poi ognuno per sé, con l’accordo di ritrovarsi in piazza San Michele dove io, Riccardo Moni e Daniele Serra ci ritroviamo per un aperitivo prima di cena.

Un incotro inaspettato con l’amico Pierre Frigau (a dx), coordinatore del Festival di Illzach, con un caro collega italiano di cui non riuscirò mai a ricordare il nome.
Anche il bar d’angolo di San Michele, è una sorta di madeleine, un ricordo “del tempo che fu”, qui alla fine delle giornate lucchesi de “Gli anni migliori” (’stavolta voglio proprio citarmi), ci si ritrovava in gruppi più o meno numerosi, e si faceva il consuntivo della giornata, si osservava passare gli ultimi avventori che si dirigevano verso i ristoranti già prenotati, e si aspettava, come stasera, che i camerieri del bar incominciassero ad impilare le sedie, col chiaro intento di darci una “mossa” per farci levare le tende. Passa nel frattempo Mauro Bruni, uno dei pochi deus ex-machina che da dietro le quinte della manifestazione, da anni, organizza, pianifica e allestisce le mostre di fumetti della kermesse lucchese, che sono una delle cose migliori di Lucca Comisc&Games. Rimane pochi minuti, per fortuna, e non perché non sia piacevole stare con lui, tutt’altro, ma semplicemente perché se cominciamo a parlare di quello che sappiamo, poi non vorremmo finire più, e alla fine sarebbe doloroso dividerci.
Lo salutiamo.
Poi tutti al ristorante dove a noi tre si aggiungono: Piero Ruggeri, Francesco Barbieri e Clyde Canella, un appassionato lettore di fumetti che non si perde una fiera neanche se lo chiudi in cantina.
I commensali della serata di mercoledì, in senso orario: il sottoscritto, Riccardo Moni, Daniele Serra, Francesco Barbieri, Clyde Canella e Piero Ruggeri.
La cena, davanti a spaghetti alla carbonara e tortelli scorre leggera (beh, si fa per dire), ma soprattutto veloce.
Vogliamo fare un gioco? Indovinate l’argomento principale che abbiamo trattato? Difficile, eh?
Verso le 23,30 usciamo ed ognuno si dirige verso le relative camere, non sono lontane, ma ognuno a suo modo, è piuttosto stanco. Non sono mai occasioni riposanti, perché quasi sempre le viviamo con un’intensità diversa dal solito, perché sappiamo bene che, di ‘ste cose, se andrà bene ne riparleremo l’anno prossimo.
Una cosa mi sono ripromesso, che almeno domani mi imporrò un argomento di conversazione diverso da quello che oggi ha tenuto banco. Avevo pensato “allo sviluppo dellefrequenza nelle sringhe temporali”, pensate ce possa interessare?
Lo so, sarà difficile, ma a quest’ora ogni proposito sembra sempre possibile.
Sta schizzettando una pioggia leggera, ci sta avvisando. Domani non sarà così clemente.
Vedremo.
Giovedì 30
Lo scroscio della pioggia rimbomba nel chiostro sul retro del palazzo, come era previsto, fin dalla mattina, la pioggia si presenta come la,protagonista della giornata. È tale resterà fino alla fine.
Dopo le abluzioni mattutine colazione al solito bar, poi di corsa verso il Relais Inn il B&B che dovrà permettermi il pernottamento del giovedì; si trova in corso Garibaldi ed è equidistante come il precedente, al padiglione Napoleone. Arrivarci è un attimo.
La giornata si presenta uggiosa e grigia, grigia come quei cosplayers che sono costretti a nascondere i loro costumi sotto pastrani e cerate lustri dalla pioggia.
La camera non è ancora pronta, per cui decido di tornare direttamente allo stand, sono quasi le 10,00 ed io, da buon soldatino, sono pronto a partire. Sul fianco del padiglione Napoleone, sotto una pioggia battente che sembra non dare tregua, sono allineate in una fila di almeno duecento metri, centinaia di persone in attesa dell’apertura della mostra, già pronte ad entrare nel padiglione.

La lunga fila del giovedì mattina, che si allinea a fianco del padiglione Napoleone, in quella che è stata sicuramente la peggiore giornata dell’intera manifestazione.
Mentre fuori si sente infuriare la bufera e s’intravede colonne d’acqua che si riversano sulla piazza, gli avventori sono tutti centro. In quelle occasioni, essere dietro al banco a fare dediche, comodamente seduti, vi giuro che è la migliore cosa.
La mattinata vola via così, veloce come la precedente, una dedica dietro all’altra fino alle 12,45. Arriva anche Paolo Martinello a dare manforte a me e Daniele Serra.
Esco con il mio ombrello, e quando dico il MIO ombrello vuol dire che c’è n’è veramente necessità, è un accessorio che detesto perché sono incline a dimenticarlo e perderlo, tanto lo trovo d’intralcio.
Ma mentre mi dirigo verso il B&B, nei locali adiacenti alla via è tutta una fila per un panino, un ristoro, un elemosina al ristorante di turno e la ricerca di un riparo sicuro.
Decido di prendermi una piadina in uno dei pochi locali senza fila e di portarmelo in camera, forse meglio trascorrere l’intermezzo del pranzo sfruttandolo nella comodità della camera.
L’idea è magnifica, mangio, mi riposo ed espleto qualche imminente commissione.
Ricevo anche un messaggio professionale inaspettato che mi mette un po’ in subbuglio, uno di quei fulmini a ciel sereno che ti lascia perplesso, per concomitanze strane e perché rimette in gioco alcune convinzioni. Ma ci sarà modo di parlarne in seguito, se mi andrà.
Torno al padiglione e si riparte.
Un’inaspettata dedica, the Bouncer, richiesta da un appassionato di western, un omaggio al grande Boucq.
Poco dopo arriva anche Mario Alberti e Luca Enoch, un’altra accolita tra bonelliani ed ex, in seguito mi accorgo che oltre a Martinello c’è anche Marco Nizzoli che, silenzioso come d’abitudine, è arrivato senza che nessuno se ne accorgesse.
Senza momenti di pausa se ne va anche il pomeriggio, si arriva quasi fino alle 18,00 quando la fila termina e si può tirare il fiato.
Faccio un altro giro tra gli stand in maniera distratta, niente mi attira, nulla mi coinvolge, osservo tutto con un distacco glaciale, quasi arrivassi da un altro pianeta, poi due parole con altri colleghi, porto a mano una dedica per un editore che me l’ha chiesta, e controllo all’esterno se ci sono problemi.
Continua a piovere, il pavimento è umido e gli scivoli d’accesso sdrucciolevoli. Ci si deve armare di pazienza e si riprende la via verso il B&B, in attesa degli “ordini di scuderia” per capire dov’è il rendez-vous per la serata. Un paio di telefonate e poi arriva quella del Moni.
Mi passa a prendere vicino al ristorante della prima sera, carichiamo anche Pierluigi Gaspa e ci avviamo verso il ristorante “Du’ palle”, e il nome è già tutto un programma. In realtà la serata (ma l’ho scoperta solo in quel momento) è organizzata da Umberto Liberati (che io conoscevo sì, ma come Umber-tino e, oltre ai già citati,tra ci sono vari aspiranti disegnatori lucchesi, una nutrita schiera di Pasdaran della Bonelli, le truppe cammellate della casa editrice di via Buonarroti, Silena, Massimiliano Andreoni, lettore ed amico che non mi aspettavo, Luca Brunori, Marco Soldi, Fabio Civitelli, Carlos Gomez e signora e altre presenze giovanili che non conosco. Pare sia l’associazione “Lucca Gulp” che quasi mensilmente si ritrova animando le serate attraverso la passione del medium comune, proprio nel locale (il cui titolare é un altro appassionato) che gli ha dato la totale disponibilità alle loro serate. Quella di stasera rientra nel novero delle “Reunion Fumettare”, serate speciali organizzate in occasioni particolari, con tanto di locandina realizzate da autori invitati, quella della serata, ad esempio, è opera di Carlos Gomez.

Alla “Reunion Fumettara” al ristorante “Du’ palle”, da sx: Marco Soldi, Umbertino, Fabio Civitelli, io, Massimilino Andreoni e Riccardo Moni.
Piccolo antefatto- Qualche giorno fa, telefonando a Simona Mogavino, autrice ed amica, per sapere se col marito Alessio sarebbero stati presenti a Lucca, avevo scoperto che anche lei con la sua saga “Tellus” illustrata da Laura Zuccheri e Carlos Gomez, era stata pubblicata dalla Cosmo. Sapendo che Carlos Gomez era ospite della Bonelli per la mostra del Tex realizzato dagli ispanici, gli ho suggerito di avvisarlo per ritagliarsi un po’ di tempo per dedicare qualche albo. Mi sono trasformato così in un utile-connettore di persone e questa sera, alla presenza di Gomez, volevo e dovevo perorare la sua disponibilità per i giorni successivi. Spero che abbia prestato fede alla promessa, il che vorrebbe dire che nel momento in cui scrivo questo pezzo, dovrebbe essere allo stand per dedicare gli albi.-Fine antefatto.

Con Carlos Gomez.
La cena scorre veloce e piacevole mangiando un ricco antipasto, una carbonara abbondantissima e anche due o tre giri pizza per i più affamati, per finire con un dessert alla panna.
La serata è stata meno monotematica del solito, gli argomenti se non proprio nell’ambito fumettistico, hanno avuto il merito anche di cambiare anche se non si sono mai allontanati troppo.
Sul tardi, alla nostra uscita, dopo foto di rito e saluti, la pioggia era ancora lì a rimarcare il potere assoluto sull’intera giornata, imponendo la ferrea volontà di rompere gli zebedei fino alla fine.
Obbiettivo raggiunto.
Speriamo che domani sia un po’ meglio, perché un’altra lotta con il mio ombrello che alla bisogna non riesce a chiudersi, per un’altra giornata non riuscirei a sopportarlo.
Venerdì 31
Mi risveglio dopo una notte “illuminata” dalla luce di cortesia del lampadario che diffondeva un tenue bagliore nella stanza, bagliore che non mi ha impedito di crollare e dormire fino al mattino.
Un mattino che si propone anemico, sbiancato ma, almeno, privo di pioggia, è già qualcosa.
Il tempo di controllare lo smartphone, e mi viene comunicato che l’appuntamento allo stand di Max Frezzato delle 9,30 è saltato. Poco male, mi dispiace ma ho più tempo per fare le cose con calma.
Colazione al Relais, tranquilla e senza patemi, poi check-out e di nuovo verso piazza Napoleone che dista a meno di tre minuti.
Per la strada incontro Andrea Meoli, un amico di vecchia data di Rosignano e appassionato fotografo che ogni anno viene a ritrarre la varia umanità che anima la manifestazione, una ghiotta occasione per fotografare i curiosi soggetti che deambulano per le strade con il solo motivo di mostrarsi al mondo. Non posso fare a meno di constatare l’incredibile casualità dell’incontro, in una strada laterale e quella concomitanza di curiose coincidenze che talvolta ci lasciano perplessi.

La folla delle manifestazione in fila in attesa di entrare al padiglione Napoleone.
Mancano pochi minuti all’apertura, e fuori dal padiglione Napoleone, la ressa umana in attesa è impressionante. La fila di persone affianca il padiglione fino a scomparire all’orizzonte, ed è probabilmente di almeno duecento metri e va a confluire nello spazio antistante all’entrata, che è organizzato con transenne che producono una serpentina tortuosa, prima di defluire all’entrata. E questa marea umana è tutta lì, ferma e paziente come un animale stanco che si riposa, nell’attesa che aprano le porte. Per autori e standisti per fortuna è prevista un’entrata alternativa che si incunea attraverso la fila degli avventori e che ci permette di entrare eludendola.
Arrivo puntuale e sono il primo tra gli autori Cosmo, per carità, non mi aspetto medaglie, in vita mia non sono tante le volte che sono arrivato primo in qualche cosa, ma in queste occasioni mi scopro davvero soldatino, un operaio delle dedica e uno stakanovista impenitente. Ho molti difetti, ma amo promuovere i miei libri, e quando sono invitato a festival ed eventi quella diventa la mia missione, unica e primaria.
Poi resta poco da aggiungere, i lettori si susseguono uno dopo l’altro, e fa piacere osservarli mentre ammirano le dediche realizzategli, e anche sulle dediche una volta o l’altra andrebbe fatto un ragionamento, sul come farle e sulla loro funzione, ma se sarà, sarà in un’altra occasione.

Quando si esagera nell’affetto verso i lettori.
Con molti di loro si instaura un rapporto tanto simpatico quanto fugace, che magari si rinnova la volta successiva: si scambiano chiacchiere, ti chiedono curiosità ma, soprattutto, ti dimostrano tutta la loro ammirazione e la stima per ciò che fai, che alla fine è quello che gratifica più di tutti.
Verso le 11,30 mi chiama Marcello Toninelli, lui e Paolo di Pietrantonio sono arrivati un po’ tardi e Paolo (l’autista), non trovando un posto per l’auto ha deciso di non venire alla mostra e andare direttamente da un suo amico lucchese, lo ritroveremo la sera all’orario di partenza, del resto che lui che ci deve portare a casa, e me almeno fino a Livorno.
All’ora di pranzo (ma ben oltre l’orario previsto), termino le mie dediche e con Marcello andiamo alla Trattoria di Nonna Clara in direzione Porta Elisa. Le strade sono strapiene di persone ma si riesce a circolari abbastanza comodamente, ed oggi i cosplayers riescono a sfoggiare i loro vestiti multicolori, la giornata non è gran che, ma non piove, e questo basta.
Il ristorante, nonostante l’ora, ha due posti a nostra disposizione, a pranzo i partecipanti alla manifestazione preferiscono panini al sacco e pranzi veloci, per cui le file sono nei bar, nelle pizzerie e nei localini di questo tipo, mentre i ristoranti sono presi d’assalto più la sera, quando ci si riversano tutti gli addetti ai lavori che restano per il pernottamento, ed è difficile trovare posto senza una prenotazione.
Insieme a MarcelloToninelli alla Trattoria di Nonna Clara.
I nostri posti sono i migliori del locale, tranquilli e vicini alla finestra che da sulla piazza, e siamo anche benedetti dalla luce naturale che proviene dall’esterno e che, a sprazzi, ci concede anche qualche raggio di sole. Il ristorante non si capisce bene chi lo gestisce, sembra una comunità multietnica fatta di vecchi lucchesi mischiati a degli orientali; il menù è semplice, scegliamo entrambi una minestra di farro (tra l’altro buonissima) e un contorno. Quest’anno, conoscendo le tentazioni e le quantità di pranzi e cene ho avuto una gestione della fame da persona assennata e senza eccessi, che stia diventando davvero grande?
Alle 14,30 devo rientrare allo stand per l’ultima sessione di dediche, con Marcello ci diamo l’orario del rendez-vous e ci salutiamo.
Il pomeriggio scorre alternando come sempre una dedica ad una chiacchiera, passano a trovarmi Paolo Guiducci, che rimane difronte a me nello spazio If Edizioni (ormai Fumo di China è finita inghiottita nella struttura di Gianni Bono), e sul tardi passa a salutarmi il buon vecchio Lele Vianello, sapevo che sarebbe arrivato il venerdì e qualcuno deve avergli detto che ero passato a salutarlo.

Il saluto fugace dell’amico Lele Vianello, pochi istanti prima di partire.
Prima di concludere non posso dimenticare i ragazzi dello stand, carini, gentili e disponibili in ogni occasione: Federico, Emanuele e Alba, mi scuso con l’unico di cui non mi ricordo il nome, spero mi perdonerà.
Alle 17,30 decido di salutare tutti e avviarmi, questa edizione di Lucca per me finisce a quell’ora: un salto veloce agli amici e colleghi che incontro negli stand che mi dividono dall’uscita, torno indietro per prendermi qualche mio volume (non ci crederete, ma l’ho appena sfogliato), e poi via, zigzagando per le strade cercando di evitare bambini, famiglie, gruppi di giovani, carrozzine e gente mascherata da cose di cui non si conosce l’origine.

Le strade del centro di Lucca il venerdì sera, ingolfate, ma non impossibili.
A Porta Elisa ci aspetta Paolo e Camilla (il suo cane), è in doppia fila da quaranta minuti ma evidentemente ancora nessuno gli ha chiesto di muoversi da lì, e finalmente partiamo seguendo il flusso delle macchine tutte indirizzate verso la solita destinazione: l’autostrada.
Per me ancora non è finita, a Livorno alla stazione i treni provenienti da Pisa sono tutti in ritardo, e per poco non riesco a prendere quello delle 19,30 che mi sfila davanti beffardo. Quello dopo ha oltre trenta minuti di ritardo, i riverberi del caos di Lucca si ripercuotono sulle linee ferroviarie circostanti, è l’onda lunga dei treni speciali inseriti in occasione della manifestazione.
Alle 21,00 circa sono a casa, Lucca Comics&Game 2025 finisce in questo ultimo venerdì di Ottobre, e solo in questo momento realizzo che forse sono un po’ stanco e, a dire il vero, riconosco anche che sono piuttosto sereno, e questo mi piace.
Trarre delle conclusioni da questa tre giorni lucchese potrebbe anche sembrare troppo facile, perché un conto è fare il visitatore che osserva passa e va, un altro esserci come protagonista, anche se protagonista mi sembra un termine fin troppo ridondante, ma spero che abbiate capito il senso.
Quel che c’è da dire della manifestazione, oramai si ripete anno dopo anno, e c’è da dire che io non ho visto niente, ma davvero niente, e quindi non posso esprimere giudizi su organizzazione e varie iniziative che, sono talmente tante che pare impossibile seguirle tutte ma che, a dire il vero, neanche mi sono premunito di provarci.
Tra l’altro, la dislocazione ovunque di eventi e padiglioni è talmente massiccia, che ciò che avviene da una parte è totalmente sconosciuta dall’altra, ad esempio ho saputo di file impossibili e di commissions dalle cifre pazzesche nel padiglione Manga, ma sono notizie che si sono rincorse tra loro, quasi ammantate di leggenda e che non abbiamo potuto constatare se non per sentito dire.
Quest’anno non ho visto neanche le mostre che una volta si tenevano nel Palazzo Ducale, perché spostandole a Palazzo Guinigi per problemi di manutenzione, mi sono rimaste fuori mano, e quindi me le sono candidamente perse. Non ho visto nessuna novità, non sono stato attratto da nessun albo esposto e il mio distratto sguardo su ciò che esponevano gli stand non ha fatto che rafforzare l’idea che oramai da questo ambiente mi sto allontanando sempre di più.
Ma guardiamo il lato positivo, è stato sicuramente bello è gratificante il contatto con i lettori, è stato sicuramente bella l’atmosfera respirata in un paio di cene, una delle quali mi ha ricordato quelle di Bonelli, le cene ufficiali in cui noi disegnatori ci ritrovavamo insieme e condividevamo i nostri punti di vista. Non che sia stata una cena con molti autori, ma il tasso di appassionati, il numero copioso degli intervenuti e la goliardia che si è respirata è stata piacevole.
Mi è stato detto detto che da poche parti c’erano file davanti agli autori, per quel poco che ho visto (cooptato la maggior parte del tempo a fare dediche), anch’io ho visto molti colleghi in solitaria, lo stesso Zerocalcare, memore delle file interminabili, quando l’ho visto avrà avuto una mezza dozzina di persone in attesa di dedica, e anche se eravamo a fine giornata ricordandolo sempre assediato, l’ho trovato strano. Ma forse vuol dire poco.
La sera mi sono tenuto lontano dalle zone della movida, non fanno più per me, e so che ci troverei dei colleghi che non conosco e con i quali non ho nulla da spartire, per cui me ne sono tenuto a debita distanza; i colleghi poi, c’è ne sono a decine, a me totalmente sconosciuti e ai quali, sinceramente, non saprei neanche cosa dire.
Per finire, direi che è stata una manifestazione piacevole, ci sono tornato volentieri perché mi piace supportare i miei lavori e dargli il sostegno che meritano, ma mi eviterei volentieri tutta un’altra serie di obblighi necessari.
Spererei di esserci anche l’anno prossimo solo perché questo vorrebbe significherebbe avere pubblicato il mio ultimo graphic-novel, e questo ça va sans dire, con la speranza di chiudere in bellezza.

